Tratto da un bestseller, non per chi vuole certezze: stasera in tv il thriller che scava e lascia il segno

Stasera in tv alle 21:14, Iris trasmette uno di quei film che non consolano. Non intrattiene, ma ossessiona. Si intitola Dark Places – Nei luoghi oscuri. È tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn, la stessa autrice del celebre Gone Girl.

Il volto è quello di Charlize Theron. Ma non è un’eroina glamour. È Libby Day, una donna rotta da ciò che ha vissuto e da ciò che ha rimosso. A sette anni, è l’unica sopravvissuta al massacro della sua famiglia. Quel giorno ha perso la madre, le sorelle. E ha accusato suo fratello Ben. Passano venticinque anni. Libby è sola, piena di rabbia, senza certezze. Un gruppo di sconosciuti la contatta: si fanno chiamare Kill Club. Amano indagare sui crimini dimenticati. Vogliono sapere di più sul suo caso. Vogliono pagare per scavare. E lei accetta. Così comincia un viaggio a ritroso tra ricordi confusi, domande irrisolte, verità taciute. Ma soprattutto: tra la paura di scoprire che tutto ciò in cui ha creduto per anni, era forse una bugia.

Nicholas Hoult interpreta Lyle, il giovane che riaccende in Libby il sospetto. Christina Hendricks è Patty, la madre fragile e inascoltata. Chloë Grace Moretz è Diondra, adolescente ambigua. Corey Stoll e Tye Sheridan interpretano Ben, fratello e accusato, da adulto e da ragazzo. La giovane Libby ha il volto intenso di Sterling Jerins. La regia è di Gilles Paquet-Brenner. Le atmosfere sono cupe, rurali. Le riprese in Louisiana accentuano la tensione. La storia si muove su due piani temporali, come nel romanzo. Il passato e il presente si alternano, fino a collidere. Dark Places non è un giallo. È un dramma psicologico in forma di thriller. Non ti chiede di scoprire il colpevole, ma di mettere in discussione la memoria. E soprattutto: l’infanzia.

Stasera in tv
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Una verità sepolta tra i ricordi: stasera in tv il film che ti guarda dentro (e non se ne va)

Non ha vinto premi. Nessun Oscar. Nessuna nomination internazionale. Eppure è il tipo di film che resta. Come un’eco nella mente. Il successo del romanzo di Gillian Flynn aveva creato grandi aspettative. Ma mentre Gone Girl sbancava al botteghino, Dark Places si spegneva in silenzio. Troppo oscuro, troppo doloroso, forse troppo sincero. È un’opera che non si limita a raccontare una storia criminale. Parla di ciò che una bambina può dimenticare per sopravvivere. E di quanto sia fragile la verità, quando viene filtrata da paura, fame, solitudine e colpa.

Il film affronta anche il satanic panic, quella paura collettiva che, negli anni ’80, ha spinto l’America a vedere il demonio ovunque. Anche dove non c’era. È un’ombra che aleggia nella vicenda, come il sospetto costante che qualcosa sia stato inventato. Per fuggire, punire e proteggersi. Charlize Theron è magnetica. Il suo volto spezzato, distante, rancoroso, trasmette tutta la disillusione di una sopravvissuta. La sua interpretazione è fisica, essenziale, senza retorica.

Il film ha anche un altro merito: ha rafforzato quella tendenza, oggi consolidata, di portare sullo schermo thriller psicologici al femminile, tratti da romanzi contemporanei. Insieme a Sharp Objects e The Girl on the Train, è parte di un’ondata che ha reso centrale la figura della donna ferita, ma mai passiva. Dark Places – Nei luoghi oscuri è un film difficile. Ma necessario. Non piace a tutti. Non deve. È una ferita aperta, non una storia da chiudere con un applauso. Stasera in tv, se scegli di guardarlo, sappi che non ne uscirai illeso.

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