Montalbano è il passato: Zingaretti ora dà voce al nuovo protagonista di Camilleri (tratto da un bestseller)

Luca Zingaretti non è più solo il volto di Salvo Montalbano. Ieri, giovedì 31 luglio 2025, ha sorpreso tutti portando in scena “Autodifesa di Caino”, l’ultima opera di Andrea Camilleri. Una lettura scenica intensa, profonda, lontana dai toni rassicuranti del celebre commissario.

L’evento si è svolto alle 19.00 nel suggestivo contesto delle Orestiadi di Gibellina, in provincia di Trapani. Ma il vero palcoscenico è stato il silenzio. Quello inciso nella pietra. Quello rotto solo dalla voce di Zingaretti e dalle parole postume di uno scrittore che ha ancora molto da dire. “Autodifesa di Caino” è un monologo pubblicato da Sellerio e tratto da uno degli ultimi bestseller dello scrittore siciliano. Un testo che Camilleri ha voluto lasciare come testamento etico e civile. Nessun delitto da risolvere. Nessun indizio da seguire. Solo parole che graffiano, scavano, interrogano.

In platea c’erano tanti spettatori. Tra loro, anche Luisa Ranieri, attrice e compagna di Zingaretti, che ha condiviso alcune immagini dell’evento sui social. Scatti che mostrano un tramonto caldo che accompagna la narrazione. Un racconto in cui Caino parla. E si difende. Ma non chiede assoluzioni.

Montalbano
Luca Zingaretti legge Autodifesa di Caino. Fonte: Instagram Luisa Ranieri

Non è Montalbano: è il Camilleri più crudo, umano, scomodo

Chi si aspettava un’eco del Montalbano televisivo è rimasto spiazzato. Qui non c’è Vigàta. Non c’è Sicilia folcloristica. Non c’è ironia. Solo un uomo, Zingaretti, e la voce di un altro uomo che ci ha lasciato troppo presto. Un Camilleri spogliato di fiction, immerso nella coscienza collettiva. Il monologo è feroce. Lucido. Umano. Caino racconta la sua versione. Non cerca compassione. Ma pretende ascolto. Una sfida morale che mette lo spettatore davanti a se stesso. Perché il male non è solo negli altri. È dentro. E sa parlare con voce chiara.

Il testo, diventato bestseller dopo la morte dell’autore, è stato ripreso da Sellerio Editore in una nuova edizione. E ora prende vita attraverso il corpo e la voce di chi, per anni, ha dato volto al commissario più amato della tv italiana. Zingaretti non recita. Interpreta. Vive quelle parole come se gli fossero state scritte addosso. Un passaggio di testimone ideale tra due anime: quella popolare, familiare, conosciuta di Montalbano, e quella più oscura, intima, filosofica di Caino.

Chi era presente ieri a Gibellina ha assistito a qualcosa che va oltre il teatro. Era un rito. Un saluto. Forse un addio. Ma soprattutto un invito. A leggere, a riflettere, a fermarsi. “L’innocente si scandalizza. Il colpevole si riconosce”, scriveva Camilleri in quel testo. E il pubblico, ieri sera, ha potuto forse riconoscersi. La scelta di portare questo monologo in un contesto così simbolico come le Orestiadi, a cento anni dalla nascita di Camilleri, non è casuale. È un omaggio. Ma anche una sfida. Perché il Camilleri postumo non cerca ascolti. Cerca coscienza.

Zingaretti ha raccolto questa sfida. E l’ha restituita con rispetto, forza, delicatezza. Lasciando Montalbano sullo sfondo. Non rinnegato. Ma superato. Per andare oltre. Chi conosce solo il commissario dovrà prepararsi. Questo Camilleri non consola. Scuote. Non cerca colpevoli. Ma complicità. E in fondo, forse, è proprio questo il suo capolavoro più vero.

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