Né Sanremo, né Festival della Canzone Italiana: “La Rai ha scelto il nuovo nome della kermesse 2026 targata Carlo Conti”

Festival di Sanremo, Rai, Comune di Sanremo, Teatro Ariston. E poi: Torino, Sorrento, Viareggio, Gargano, Rimini. La storia cambia direzione. Oggi è 2 luglio 2025, e una domanda pesa come un macigno sul futuro della musica italiana: Sanremo cambierà davvero nome?

La Rai sembrerebbe aver depositato tre nuove domande di registrazione marchio. Sono nomi che fanno rumore: “Festival Rai della Musica Italiana”, “Il Festival della Rai” e soprattutto “Italian Song Contest Rai”. Quel terzo nome sa di rivoluzione. Una virata internazionale. Un Festival che suona già diverso. Quasi un Eurovision all’italiana. Eppure dietro c’è molto di più.

Il nodo è storico e simbolico. Sanremo non è solo un luogo: è un’idea, un’identità collettiva. Cambiarne il nome significa riscrivere una parte del nostro DNA culturale. Ma da settimane la tensione tra Rai e Comune di Sanremo è alle stelle. E i segnali che qualcosa stia cambiando si moltiplicano.

Sanremo
Carlo Conti a Sanremo

Rai-Sanremo: un amore in crisi e ora anche il nome è a rischio

Le cifre non tornano. Il Comune ha chiesto alla Rai un contributo economico raddoppiato: un milione di euro in più e una quota sugli introiti pubblicitari. Non solo. Il Teatro Ariston, simbolo della kermesse, viene considerato oggi inadeguato. Troppo piccolo, poco flessibile, logisticamente complesso. Sanremo fa fatica a stare al passo con la crescita esponenziale dell’evento. La Rai, da parte sua, non vuole più restare ferma. E prende tempo.

Ha partecipato all’unico bando pubblico indetto dal Comune per le edizioni 2026, 2027 e 2028. Nessun altro si è fatto avanti, nonostante gli interessamenti iniziali di Mediaset e Discovery. Il Consiglio di Stato ha chiarito: serve una gara pubblica per affidare marchio e organizzazione. E il format resta esclusiva Rai, per sentenza.

Ma quello che accade dietro le quinte è ancora più interessante. Perché registrare altri nomi? Perché farlo proprio ora? Secondo fonti interne, la Rai vorrebbe tenersi pronta a ogni scenario. Anche a un’uscita da Sanremo. E a un cambio d’identità. Totale.

Le città in lizza per accogliere la nuova sede sono molte. Sorrento, sponsorizzata dalla Regione Campania. Viareggio e Rimini, due simboli della musica estiva. Torino, che ha già ospitato Eurovision nel 2022. E persino il Gargano, nel cuore della Puglia. Si parla perfino di una formula itinerante: un festival che cambia città ogni due anni. Un modello più dinamico e moderno, ma che romperebbe con una tradizione lunga oltre settant’anni.

Per ora, l’edizione 2026 si terrà regolarmente a Sanremo, dall’11 al 15 febbraio, come annunciato. Ma dopo quella data, tutto può cambiare. Compreso il nome stesso del Festival. “Italian Song Contest Rai” non è un titolo qualsiasi. È un progetto. Un’ipotesi nuova, forse già scritta nelle stanze più alte di Viale Mazzini. Più inclusivo, più internazionale, più giovane. Forse meno legato al passato. Ma anche più lontano da quella parola magica che ogni italiano riconosce: Sanremo. Il tempo stringe. Gli accordi con il Comune non ci sono ancora. Le trattative restano complicate. E ogni silenzio fa rumore.

Una cosa è certa: la Rai non sembrerebbe avere alcuna intenzione di perdere il controllo dell’evento. Lo dice il bando, lo confermano i documenti, lo ribadiscono i fatti. Ma Sanremo, quella Sanremo lì, potrebbe non essere mai più la stessa. Che si chiami “Festival della Rai” o “Italian Song Contest”, la musica continua. Ma il cuore cambia palco.

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