Netflix lo cancella il 30 giugno: il thriller più furbo degli anni 2000 che hai snobbato troppo a lungo

Hai poco meno di una settimana per guardare uno dei thriller più intelligenti degli ultimi vent’anni. Inside Man sparirà da Netflix il 30 giugno, e perderlo sarebbe un vero peccato.

Il film, diretto da Spike Lee nel 2006, mescola tensione, mistero e critica sociale con una maestria rara. Non è solo una rapina. È una partita mentale ad alta intensità, giocata tra detective, banchieri e un ladro geniale. Nel cast brillano Denzel Washington, Clive Owen, Jodie Foster, Christopher Plummer e Willem Dafoe. Una squadra stellare, per un film spesso dimenticato ma che oggi merita più attenzione che mai.

Ambientato in una New York sospesa tra il caos e il cinismo, Inside Man racconta una rapina “pulita” alla Manhattan Trust Bank. Ma dietro le tute da imbianchino si nasconde molto di più. Un piano perfetto. Una cassetta di sicurezza che custodisce un segreto scomodo. Una pedina silenziosa che si muove nel buio. E una verità che mette in ginocchio il potere.

Spike Lee non gira il classico film di rapina. Firma un noir contemporaneo che inchioda lo spettatore con dialoghi affilati e una tensione che cresce minuto dopo minuto. Non è un caso che sia stato inserito dall’American Film Institute tra i Top 10 film del 2006. Al botteghino ha sbancato, diventando il maggiore incasso della carriera di Lee con oltre 88 milioni di dollari solo negli Stati Uniti. Ma la sua vera forza è il tempo. Inside Man invecchia bene. Forse perché racconta di potere, memoria, e giustizia. Temi che non smettono mai di bruciare. Ecco perché devi recuperarlo ora.

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Jodie Foster in Inside Man su Netflix

Netflix, un enigma morale travestito da rapina: perché Inside Man è ancora attualissimo

La trama è un meccanismo a orologeria. Clive Owen è Dalton Russell, un criminale brillante e filosofico. Pianifica una rapina che è anche un atto di denuncia. In scena entrano Denzel Washington, detective Keith Frazier, e Chiwetel Ejiofor nel ruolo del suo collega. A complicare tutto c’è Madeline White, interpretata da una glaciale Jodie Foster, esperta in affari sporchi. Nel caveau non ci sono solo diamanti. C’è un passato oscuro. Documenti che legano Arthur Case – magnate della banca – a crimini nazisti. E un anello, ultimo legame con una vittima dell’Olocausto. Russell non vuole soldi. Vuole giustizia. O almeno, verità. Ma la giustizia, nel mondo di Inside Man, è un concetto scivoloso.

Il colpo di genio? I rapinatori si confondono con gli ostaggi. E Russell resta nascosto per giorni dentro la banca. Quando esce, lo fa come un fantasma, lasciando la polizia con un pugno di mosche. La narrazione è non lineare, fatta di flashforward agli interrogatori. Un trucco narrativo che aumenta il dubbio. Chi è vittima, chi è carnefice? Chi ha davvero perso qualcosa? Il film si muove tra heist movie, thriller giudiziario e dramma sociale. E lo fa senza mai perdere ritmo. Né intelligenza.

Curiosità per cinefili: girato in soli 43 giorni, ispirato ai classici del genere ma con un tocco autoriale. Il titolo stesso è un enigma: “Inside Man” è colui che conosce i segreti. E li usa contro di te. La performance di Clive Owen è stata definita tra le migliori della sua carriera. Silenzioso, ironico, inafferrabile. L’antieroe perfetto per un’epoca senza certezze.

Inside Man ha influenzato decine di film e serie successive. Ha cambiato la figura del “ladro etico”, più simile al Professor de La Casa di Carta (che, a proposito tornerà nello spin-off Berlino) che a un semplice bandito. E ha dimostrato che anche un thriller può dire cose importanti. Netflix lo rimuove il 30 giugno. Hai pochi giorni per vedere – o rivedere – uno dei film più sorprendenti del XXI secolo.

Se ti piacciono le trame intelligenti, le svolte inaspettate, e i personaggi ambigui, non lasciartelo sfuggire. Inside Man è tutto quello che il cinema dovrebbe essere: intrattenimento con cervello, tensione con coscienza. E ora più che mai, serve guardarlo. Prima che sparisca.

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