Il Conte di Montecristo continuerà con una seconda stagione? La risposta è arrivata. È successo tutto sul palco dell’Italian Global Series Festival. Una conferenza, un premio, e poi una frase che ha scosso il silenzio su una delle fiction Rai più amate del 2025.
Il Conte di Montecristo, la serie con Sam Claflin e la regia del premio Oscar Bille August, ha acceso l’inverno di Rai 1. Ma ora potrebbe riscaldare anche il prossimo futuro. La domanda è chiara: ci sarà una seconda stagione? A rispondere – tra ironia e mezze conferme – è stato Carlo Degli Esposti, produttore per Palomar, davanti a una platea gremita e attenta. Accanto a lui, lo stesso August. E una notizia che potrebbe far felici milioni di spettatori.
“Stiamo telefonando a Dumas, ma non risponde”, ha scherzato Degli Esposti. Ma dietro quella battuta si nasconde qualcosa di più serio. Perché subito dopo è arrivato il vero indizio, da parte di un altro esponente della produzione: “Stiamo lavorando a nuovi progetti con Bill e sono in sviluppo”. Quindi no, non ci sarà una seconda stagione della fiction Rai, ma sicuro collaborazioni con il regista che l’ha resa un kolossal.
Il Conte di Montecristo, un successo senza precedenti: la Rai, Montecristo e un archetipo eterno
Quando la Rai ha deciso di puntare su un nuovo adattamento de Il Conte di Montecristo, pochi avrebbero scommesso su un successo così grande. E invece: oltre 5 milioni di spettatori, uno share record del 31,4% e una tenuta altissima su tutti i target, dai giovani agli over 60. Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ha parlato di “archetipo universale”. E aveva ragione. Perché la storia di Edmond Dantès, ingiustamente imprigionato, tradito e poi rinato come Conte di Montecristo, ha parlato a tutti. Anche oggi.
La serie, prodotta da Palomar in collaborazione con Rai Fiction, France Télévisions e altri partner europei, ha avuto un’impronta internazionale. Un cast globale — da Jeremy Irons ad Ana Girardot, da Lino Guanciale a Mikkel Boe Følsgaard — ha dato corpo a un racconto epico, doloroso e pieno di riscatto.
Bille August ha spiegato in conferenza stampa perché ha accettato il progetto: “Se fosse stato un film, avrei detto di no. Ma in serie si può raccontare la storia nella sua pienezza, con profondità. È forse la più grande storia sulla vendetta mai scritta. E raccontarla così dimostra che la vendetta non aiuta: spesso peggiora le cose.”
Un approccio che si è visto tutto nei 8 episodi andati in onda tra gennaio e febbraio. Una messa in scena raffinata, mai affrettata. Costumi curati, location credibili, regia rigorosa. E non è mancato il riconoscimento ufficiale. Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Giornalisti Cinematografici, ha premiato la serie con il Nastro d’Argento come miglior coproduzione internazionale: “La serie più clamorosamente riuscita per una produzione di rilettura, regia strepitosa, cast internazionale”.
Un premio che ha peso: è il secondo più antico al mondo dopo l’Oscar. E negli ultimi anni è sempre più attento anche alla serialità televisiva. Ora resta solo una domanda: tornerà?

La seconda stagione? Per ora no, ma c’è conferma di un nuovo prodotto targato Billy August
Il titolo del romanzo è uno solo. Ma la serie ha lasciato spiragli, zone d’ombra, personaggi che potrebbero riemergere. E un pubblico affamato di continuazioni. Bille August non ha confermato nulla. Ma ha detto qualcosa che suona come un indizio: “È stata una gioia lavorare. Una storia ricca, piena di livelli, grande diversità. La produzione mi ha reso il compito semplice. È stata pura gioia.” Parole che fanno ben sperare. E che, unite all’annuncio di nuovi progetti “in sviluppo” con lui, accendono l’attesa.
La Rai è al centro dell’Europa televisiva, oggi più che mai. E un prodotto come Il Conte di Montecristo dimostra che si può fare grande fiction in Italia con respiro internazionale. Senza rinunciare alla profondità. Senza semplificare. Intanto, gli spettatori si chiedono: ci sarà un seguito? Un prequel? Uno spin-off? O forse una nuova storia originale, sempre firmata August? Una cosa è certa. Resta sintonizzato. Perché la vendetta, forse, ha ancora qualcosa da insegnarci.
