Max Pezzali e Mauro Repetto non sono mai stati così vivi e non serve un microfono: ci pensa la fiction Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 a farli brillare. Una produzione Sky Studios e Groenlandia diretta da Sydney Sibilia e Alice Filippi, che ha conquistato pubblico, critica e, ora, anche i Premi Maximo.
Aspettavamo la nostalgia e qualche mese fa è arrivata una serie dramedy che racconta amicizia, musica e provincia italiana con autenticità e ironia. Il tutto sullo sfondo della Pavia anni ’80, tra fumetti, walkman e sogni da tradurre in canzoni. Un viaggio generazionale che ha portato a una seconda stagione, ma soprattutto a… Riccione, sul palco dell’Italian Global Series Festival.
La serie ha sbancato nella sezione comedy: miglior sceneggiatura per Chiara Laudani, Sydney Sibilia, Francesco Agostini e Giorgio Nerone. Miglior regia allo stesso Sibilia insieme a Filippi e Francesco Capaldo. E ancora: miglior serie comedy. Ma la vera domanda è un’altra: tra Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, chi ha vinto? Entrambi protagonisti. Entrambi convincenti. Uno solo ha portato a casa il premio come miglior attore comedy.

Hanno ucciso l’Uomo Ragno: il trionfo di Matteo Oscar Giuggioli e la forza di una generazione che voleva farcela
Matteo Oscar Giuggioli, nei panni dell’istrionico Mauro Repetto, ha conquistato la giuria. Energico, carismatico, imprevedibile: il cuore pulsante della serie. È lui ad aggiudicarsi il riconoscimento individuale, premiato per la capacità di rendere Repetto vivo, credibile e umano. Accanto a lui, Elia Nuzzolo veste i panni di Max Pezzali. Il suo sguardo basso, le esitazioni, la voce bassa ma piena di idee, hanno emozionato chi quegli anni li ha vissuti. Nuzzolo non ha vinto, ma ha lasciato il segno. Il duo funziona perché è autentico, costruito su tensioni e complicità reali.
Il Festival di Riccione, diretto dal giornalista e critico Marco Spagnoli, ha voluto premiare una serie che non si limita a farci cantare Nord Sud Ovest Est, ma ci racconta cosa significava crescere in un’Italia fatta di paure e possibilità.
Con 32 titoli in concorso e più di 60 anteprime da 25 paesi, l’edizione inaugurale dell’Italian Global Series Festival si è imposta come una nuova casa per la serialità contemporanea. E l’Italia ha risposto con forza. Tra gli altri premi, spiccano i Maximo Excellence Award consegnati a Cristina Comencini per Il Treno dei Bambini e a Carlo Verdone per Vita da Carlo 3. Due serie che, come quella sugli 883, usano il viaggio – fisico ed emotivo – per parlare di trasformazioni profonde.
Ma è la fiction musicale a restare impressa. La storia dei due ragazzi di Pavia, raccontata in 8 episodi, è un percorso tra amicizia, identità e scelte. Passa per la scuola, il primo studio, l’incontro con Claudio Cecchetto, e culmina in un concerto all’Aquafan di Riccione, simbolo perfetto per chi, partito da lontano, è riuscito ad arrivare.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno non è solo una serie. È un atto d’amore verso una generazione. E il fatto che oggi venga celebrata con premi e applausi, dice qualcosa anche di noi: non abbiamo dimenticato da dove veniamo. E forse, tra Max e Mauro, ci riconosciamo ancora tutti un po’.
