Stasera in tv John David Washington – il figlio di Denzel Washington – è Beckett, un uomo in fuga tra le strade bruciate dal sole della Grecia. Con lui c’è solo il dolore per la perdita di Alicia Vikander, che interpreta la sua compagna April.
Oggi, martedì 27 maggio, Rai 5 trasmette alle 21:30 un film che unisce thriller, politica e tragedia personale. Il titolo? Beckett, diretto da Ferdinando Cito Filomarino e prodotto da Luca Guadagnino. L’atmosfera è densa. Le location, tra Atene e il nord del paese, pulsano di tensione. Sullo sfondo, la crisi economica greca tra il 2009 e il 2010. Un periodo fragile, instabile. Proprio come Beckett.
Una macchina, un impatto, una vita spezzata. April muore. Beckett resta solo. In preda allo shock, intravede una figura misteriosa nei pressi dell’incidente. Decide di tornare. Ed è lì che tutto cambia. Un poliziotto spara. Senza un perché. Da quel momento, Beckett corre. Si nasconde. Si arrampica su pareti sconosciute e precipita nell’ignoto.
Stasera in tv un uomo qualunque contro l’invisibile: la lotta di Beckett
Il protagonista non è un eroe. Non ha addestramento. Non ha un piano. Ma ha qualcosa che lo tiene in piedi: il senso di colpa. E un istinto che lo spinge a cercare la verità. Nel tentativo di raggiungere l’ambasciata americana ad Atene, scopre di essere coinvolto in una cospirazione politica. Al centro del mistero, il rapimento del figlio di Karras, candidato della sinistra radicale.
Accanto a Beckett, una galleria di personaggi inquieti e sfuggenti: Boyd Holbrook, funzionario ambiguo dell’ambasciata. Vicky Krieps, attivista tedesca con motivazioni personali. E un cast internazionale che include Panos Koronis e Yorgos Pirpassopoulos. La colonna sonora è firmata dal maestro giapponese Ryuichi Sakamoto. Le sue note accompagnano la caduta libera del protagonista in un incubo kafkiano.
Il nome Beckett non è scelto a caso. Richiama il drammaturgo Samuel Beckett e il suo teatro dell’assurdo. Il mondo del film è ostile, incomprensibile, labirintico. È la realtà a non avere senso. E Beckett, da uomo qualunque, si trasforma in tragico eroe contemporaneo.

Un film che divide, ma non lascia indifferenti
Beckett è stato presentato in anteprima al Locarno Film Festival del 2021 come film d’apertura. Poi è approdato su Netflix. Le critiche? Miste. Alcuni l’hanno definito intenso ma imperfetto. Altri lo hanno amato per l’atmosfera e la fisicità di Washington. Non ha vinto premi importanti. Ma ha segnato un punto: la rinascita del thriller europeo politico. Ha ispirato nuove coproduzioni. Ha consolidato il modello Netflix di film globali con ambientazioni realistiche e personaggi fragili.
Il film ricorda i grandi del passato: Hitchcock, Costa-Gavras, Sydney Pollack. Ma rilegge tutto con occhi nuovi. Non ci sono supereroi. Solo esseri umani sbagliati, stanchi, veri. Beckett non cerca la gloria. Cerca giustizia. E trova, forse, una forma di espiazione. Niente lieto fine. Solo la consapevolezza di aver scelto di agire, anche senza speranza.
Stasera in tv, se decidi di guardarlo invece di assaporare un western con Jeremy Irons, aspettati tensione, dolore, umanità. E una Grecia che non è da cartolina, ma vera, viva, ferita. Beckett ti farà correre. Ti farà tremare. Ti lascerà qualcosa che non puoi scrollarti di dosso. Forse non tutto è perfetto. Ma molto è autentico. Ed è questo che conta.
