Doc, qualcosa non torna: perché il remake americano della fiction Rai con Luca Argentero divide il pubblico italiano

In Doc – Nelle tue mani, Luca Argentero ha lasciato un segno profondo. Non solo nei panni di Andrea Fanti, ma nella percezione stessa della fiction italiana. Ora che Rai 1 ha trasmesso la prima puntata di “Doc America”, remake della celebre serie, qualcosa sembra essersi incrinato. Perché, se è vero che gli americani sanno fare i medical drama, è altrettanto vero che non tutto si può riscrivere. E il pubblico italiano lo ha fatto notare.

Molly Parker è la nuova protagonista di Doc. Interpreta la dottoressa Amy Larsen, brillante internista del Westside Hospital di Minneapolis. Dopo un incidente, perde otto anni di memoria. Accanto a lei, Jon-Michael Ecker nel ruolo di Jake Heller, l’ex compagno. Scott Wolf guida il reparto come Dr. Richard Miller. E poi ci sono Sonya, Liz, TJ, Gina. Ma manca qualcosa. Il pubblico lo ha sentito subito. E lo ha scritto. Senza mezze misure.

“È pesante. Quello italiano è un’altra categoria.” ha commentato un utente su X. E non è stato l’unico. Molti hanno riconosciuto la qualità tecnica. Ma pochi hanno trovato l’anima del racconto. “La nostra fiction è più familiare, fatta per tenerci compagnia”, scrive un altro. E ancora: “Di Doc ce n’è uno solo: Andrea Fanti.”

In America, la serie ha già avuto successo. È andata in onda da gennaio a marzo 2025 con ascolti record. Eppure, riportarla in Italia ha avuto l’effetto opposto: ha acceso il confronto. “Ben fatta, ma è una americanata. Il nostro Doc è un capolavoro assoluto”, si legge in un altro commento. Perché il vero confronto non è tra attori o location. Ma tra due modi di sentire la medicina e la fragilità umana.

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Doc dimostra come una fiction non si traduce: si vive

Doc versione USA inizia con un trauma. Amy si sveglia dopo l’incidente e scopre che il suo mondo è crollato. Ha perso un figlio. Il matrimonio è finito. E lei non ricorda nulla. Ma anche se la trama ricalca fedelmente quella italiana, la sensazione è diversa. Meno empatia. Più distacco. Mi manca tutto: le colonne sonore, i momenti leggeri tra Fanti e Riccardo, il rapporto di Giulia e Lorenzo”, scrive qualcuno con nostalgia. Non si tratta solo di nostalgia. Si tratta di profondità emotiva. “La scrittura italiana riesce a incastrare passato e presente con ritmo e anima”, afferma un altro post molto condiviso. E molti concordano: Doc è stata una delle poche serie capaci di unire racconto e sentimento.

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L’elemento che manca di più? L’affiatamento umano. Quel “non detto” che faceva parlare lo sguardo di Fanti, o la voce rotta di Agnese. Certo, qualcosa funziona anche nella versione americana. Alcuni utenti notano che il rapporto tra Amy e il suo ex marito potrebbe essere scritto meglio di quello tra Andrea e Agnese. Ma è un’eccezione. Perché nel bilancio finale, l’Italia vince sul piano emotivo. Una frase, tra le tante, racchiude questo sentimento: “Lo spessore che diamo al sentimento, al celato, al non detto… l’America può solo ammirarlo.”

Ed è forse questo il cuore del dibattito. Non si tratta di quale versione sia “migliore”. Ma di cosa ci fa sentire visti, capiti, abbracciati. E se Luca Argentero in “Doc – Nelle tue mani” ha saputo incarnare tutto questo, non è solo merito suo. È merito di una fiction che ha creduto nella fragilità come forza. E nel dolore come possibilità di rinascita. La sfida americana è solo all’inizio. Ma la storia, quella vera, l’abbiamo già raccontata noi.

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