Netflix lo elimina tra pochi giorni: film da 10 e lode, performance mostruosa di Bale e finale da brividi

Solo fino al 24 maggio puoi vedere su Netflix uno dei film più provocatori degli anni Duemila. American Psycho non è solo un thriller. È un manifesto feroce dell’alienazione moderna, della mascolinità tossica e dell’ossessione per l’apparenza.

Uscito nel 2000, diretto da Mary Harron e tratto dal romanzo controverso di Bret Easton Ellis, il film ha segnato una generazione. E ha lanciato, per sempre, la carriera di Christian Bale. L’attore interpreta Patrick Bateman, un banchiere di Wall Street bello, ricco, elegante. Un uomo che ha tutto. O almeno, così sembra. Dietro la maschera di perfezione, si nasconde il vuoto. Bateman non prova empatia. Ha pulsioni violente. Una routine fatta di palestra, carte di credito oro, ristoranti costosi e una smania ossessiva per il controllo.

Accanto a lui ruotano altri personaggi memorabili: Willem Dafoe è il detective Kimball, Jared Leto è Paul Allen, Reese Witherspoon interpreta Evelyn, fidanzata decorativa e superficiale. Ci sono anche Chloë Sevigny, Justin Theroux, Josh Lucas e Samantha Mathis. Una New York fredda e spietata fa da sfondo a una spirale di sangue, paranoia e identità frantumate. Bateman uccide. Ma lo fa davvero? O è tutto frutto della sua mente dissociata?

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Willem Dafoe in American Psycho

Il film si muove tra realtà e allucinazione. Ogni scena sfuma nell’ambiguità. Il finale, ancora oggi, divide il pubblico. Nessuna certezza. Solo inquietudine. “Questa confessione non ha nessun significato” dice Bateman. E in quella frase c’è il cuore del film. Un grido muto, inascoltato. Un’esistenza vuota, persa nel rumore del capitalismo estremo.

Nel tempo, American Psycho è diventato un cult assoluto. Nessun Oscar. Nessun premio altisonante. Ma una devozione crescente tra critici e pubblico. Ogni inquadratura è citata. Ogni battuta è entrata nella cultura pop. Il film è stato osannato nei festival, studiato nelle università, adorato da chi cerca nel cinema un pugno nello stomaco. E Christian Bale? Dopo questo ruolo, la sua carriera non è stata più la stessa.

Su Netflix il mostro che ci assomiglia: perché American Psycho è ancora attuale

Bateman non viene da un altro pianeta. Non è uno psicopatico nel senso classico. È uno di noi. Uno che si è perso cercando di essere perfetto. Il suo volto è familiare: colleghi, influencer, uomini in carriera. Il suo male è dentro il sistema, non fuori. E questa è la parte più spaventosa. American Psycho ha anticipato temi oggi centrali: la crisi dell’identità maschile, il culto dell’immagine, l’apatia relazionale. L’ha fatto con un’ironia tagliente, quasi insostenibile.

La regia di Mary Harron ha trasformato il romanzo di Ellis in una visione satirica e crudele. Il sangue non è mai gratuito. Ogni scena ha un sottotesto. Ogni sorriso di Bateman è una richiesta d’aiuto che nessuno ascolta. Il film ha influenzato un’intera generazione di registi. Ha aperto la strada a opere come Gone Girl, Nightcrawler, Joker. Ha reso possibile un nuovo modo di raccontare i mostri moderni.

E oggi, 25 anni dopo, continua a colpire allo stomaco. Perché parla di noi. Delle nostre ossessioni. Della maschera che indossiamo ogni giorno. Di ciò che potremmo diventare, se smettiamo di sentire. Netflix lo rimuove il 24 maggio. Guardalo ora. O riguardalo. Perché American Psycho non è un film che si guarda e si dimentica. È un film che resta addosso. Come un colpo di lama nella notte.

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