Stasera in tv accade qualcosa che non succede spesso: Marilyn Monroe torna sul piccolo schermo con un film che ha segnato la storia del cinema. Non una pellicola qualsiasi. Ma un cult leggendario che ha fatto esplodere le convenzioni, infranto regole e riscritto la commedia. O meglio: il modo in cui ridiamo, riflettiamo e viviamo il grande schermo.
Alle 21:10 su Rai Movie (canale 24), va in onda A qualcuno piace caldo, capolavoro firmato da Billy Wilder nel 1959. Un titolo che sembra leggero, ma sotto la superficie nasconde fuoco. Dentro ci sono Marilyn Monroe, Jack Lemmon, Tony Curtis, travestimenti, gangster, sogni d’amore e identità che si confondono. Ci sono Chicago, il Proibizionismo, la strage di San Valentino, un’orchestra femminile in partenza per la Florida, e due uomini che scappano per salvarsi la vita… indossando gonne e tacchi. Il risultato? Un film esplosivo. Che ha messo in crisi il Codice Hays e ha fatto impazzire l’America. Che ha consacrato Marilyn in una delle sue interpretazioni più umane e struggenti.
Joe e Jerry (Tony Curtis e Jack Lemmon) sono due musicisti squattrinati. Suonano jazz in locali clandestini e si ritrovano, per caso, testimoni di un omicidio di mafia. La gang di Ghette Colombo non perdona. I due fuggono, ma per farlo hanno un’idea bizzarra: si travestono da donne e si uniscono a una band tutta al femminile. Nascono così Josephine e Daphne. E la confusione si moltiplica quando incontrano Sugar Kane, la cantante del gruppo. Una ragazza dal passato difficile, che sogna un futuro da favola con un miliardario. La interpreta Marilyn Monroe con un’intensità rara. È fragile, bellissima, dolce, incerta. È vera. Joe si finge ricco per conquistarla. Jerry, invece, viene corteggiato da un vero milionario: il surreale Osgood Fielding II. Tra equivoci, fughe e travestimenti, la situazione esplode. E il finale resta nella storia: “Nessuno è perfetto”.
A qualcuno piace caldo è stato girato in bianco e nero, anche se il colore era già la norma. Wilder lo fece per una ragione precisa: il trucco di Lemmon e Curtis, in technicolor, sarebbe sembrato inquietante. Così nacque un’estetica elegante e senza tempo. Il film ricevette un Oscar per i costumi, 3 Golden Globe (tra cui uno a Marilyn e uno a Lemmon) e un BAFTA. Ma i premi non bastano a raccontare cosa ha fatto questa pellicola al cinema.
Ha influenzato la commedia moderna. Ha ispirato registi da tutto il mondo, ha anticipato tematiche di identità, genere e fluidità in un’epoca in cui parlarne era tabù. In pochi minuti ha distrutto gli stereotipi e mostrato uomini e donne sotto un’altra luce, usando l’ironia per smascherare le maschere. E lo ha fatto con leggerezza. Con divertimento. Con battute che sono diventate pietre miliari.
Marilyn Monroe fu spesso in difficoltà durante le riprese. Dimenticava le battute. Piangeva. Ma poi, sullo schermo, brillava. Con una spontaneità che ancora oggi commuove. Jack Lemmon è perfetto: mimico, disperato, spassoso. Tony Curtis sfoggia charme e versatilità. In tre ruoli diversi. Tutti credibili. Il gangster Ghette Colombo è interpretato da George Raft, che in passato aveva davvero vestito i panni del duro. Qui si prende in giro da solo. Geniale.
Se non l’hai mai visto, stasera in tv – se non preferisci un film su Netflix – è il momento giusto. Se lo conosci, è il momento di riscoprirlo. Questo film è molto più che una serata leggera. È un tuffo nella libertà, nella creatività, nella storia. È cinema allo stato puro. Alle 21:10 su Rai Movie, non perdere un cult senza tempo. E quando arriverà quella battuta, preparati a sorridere. Perché, davvero, nessuno è perfetto.
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