Premiato a Cannes, dimenticato da molti: questo film su Netflix è dolore puro, e non puoi voltarti dall’altra parte

Divines ha vinto la Caméra d’or al Festival di Cannes. Ha fatto piangere, discutere, dividere. Oggi è su Netflix, pronto a colpirti dritto al cuore.

Divines non è un film per tutti. È una storia vera, violenta, necessaria. Gira nella periferia est di Parigi, tra Montreuil e Bagnolet. Dove la speranza non arriva mai. La protagonista è una ragazza marocchina che vive ai margini. Si chiama Dounia. Ha rabbia in corpo, ha fame di potere. Non vuole solo sopravvivere. Vuole vincere. Vive in un campo Rom. Viene espulsa da scuola. Ha un’amica inseparabile, Maimouna. È figlia dell’imam del quartiere. Le due ragazze sono due anime in cerca d’aria. Insieme si avvicinano a Rebecca, una spacciatrice locale. Una donna glaciale e carismatica. Le insegna il controllo, il denaro, la paura.

Oulaya Amamra, la protagonista, è magnetica. Ha vinto il César come miglior attrice emergente. Sua sorella maggiore, Houda Benyamina, è la regista. E l’ha diretta con furia e amore. Il film ha vinto premi anche ai Premi Lumière, è stato candidato ai Golden Globe. Ma non è nato per piacere. È nato per farsi sentire.

Il titolo di lavorazione era Bâtarde, bastarda. Lo chiamavano così. Perché Dounia non ha un posto nel mondo. Lo vuole conquistare da sola. A qualunque costo. Ogni scena pulsa di vita vera. Di tensione. Di un’energia cruda, urbana, mai addomesticata. La colonna sonora fonde hip hop, techno, lirica e suoni arabi. La regia è frenetica. La camera è viva, non sta mai ferma. Ti trascina nel cuore del disastro.

Accanto a Oulaya, troviamo Déborah Lukumuena, premiata come miglior attrice non protagonista. E Kevin Mischel, ballerino dal volto gentile, che rappresenta un’uscita dal tunnel. Il film non racconta. Urla. Ti obbliga a guardare. A non distogliere lo sguardo.

Cannes

Su Netflix un’opera premiata a Cannes che lacera, scuote, cambia

Chi lo guarda, non resta uguale. È una ferita che non si rimargina. Ti entra dentro e resta lì. Per ore, giorni. Forse per sempre. Divines è stato un fulmine a ciel sereno. Un’opera prima che ha fatto storia. Ha mostrato le periferie francesi da un punto di vista femminile. Senza filtri. Senza pietà. Con verità disarmante. Ha ispirato altri film. Altri registi. Ha aperto uno spazio nuovo nel cinema francese. Più libero. Più urgente e reale.

È stato accostato a Bande de filles, ma va oltre. Qui c’è più rabbia, più amore, più disperazione. Non è un film di denuncia. È un atto di resistenza. Contro la marginalità. Contro il silenzio e l’idea che certi destini non possano cambiare.

Su Netflix, oggi, hai la possibilità di vederlo. E non sarà una visione leggera. Ma sarà una visione necessaria. Perché ci sono film che intrattengono. E film che ti aprono in due. Questo appartiene alla seconda categoria. Se vuoi vedere una storia vera, profonda, devastante, questa è quella giusta. Premiato a Cannes. Dimenticato da molti. Ma pronto a tornare. Per restare con te. Per cambiare il tuo sguardo sul mondo.

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