Amber Heard è una ballerina libera e luminosa. In questo film, la sua presenza è solo l’inizio di una rivoluzione silenziosa. Una rivoluzione vera, vissuta sulla pelle di Lili Elbe, interpretata da Eddie Redmayne, in un ruolo che ha frantumato ogni etichetta. Una metamorfosi raccontata con dolore, coraggio e uno sguardo umano che ancora oggi fa tremare la critica.
The Danish Girl, diretto da Tom Hooper, già regista di Les Misérables e Il discorso del re, è tratto dal romanzo di David Ebershoff ispirato a una storia realmente accaduta. Non è solo un film sulla transizione. È una storia d’amore che esplode, cambia forma e lascia cicatrici.
Siamo nella Copenaghen degli anni ’20. Gerda Wegener chiede al marito Einar di posare per un suo ritratto, indossando abiti femminili. Da quel gesto intimo nasce Lili, l’identità sepolta, la voce che non ha mai potuto parlare. Un gioco che diventa vita. E un amore che si trasforma, ma non svanisce. Accanto a Redmayne, una commovente Alicia Vikander nel ruolo di Gerda. La sua interpretazione le è valsa un Oscar. Gerda ama Lili, nonostante tutto. La ritrae, la espone, la difende. E mentre il mondo osserva con stupore, lei accetta il cambiamento con dignità e disperazione.
Nel cast anche Ben Whishaw (Henrik), Matthias Schoenaerts (Hans), Sebastian Koch (dottor Warnekros), e appunto Amber Heard (Ulla), tra le presenze più magnetiche del film. Ognuno aggiunge un frammento alla fragile costruzione di Lili.

Amber Heard in un film che ha rotto il silenzio sull’identità, aprendo un varco nel cinema
The Danish Girl ha ricevuto 13 nomination internazionali e vinto 2 premi, tra cui l’Oscar alla Vikander. Ma il vero impatto è arrivato dopo. Ha aperto un dibattito mondiale sulla rappresentazione delle persone transgender nel cinema. Ha fatto riflettere sulla scelta di attori cisgender per ruoli LGBTQ+. Ha mostrato una transizione non come curiosità, ma come esistenza autentica.
Lili Elbe è morta per complicazioni legate agli interventi chirurgici. Ma ha lasciato una testimonianza profonda. Il film la racconta con delicatezza, ma senza edulcorare. Mostra la solitudine, la violenza medica, la fame di riconoscimento. Ma anche la bellezza di vivere in verità.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto International Film Festival, ha emozionato e diviso. D’altronde si tratta di un film scomodo, ma necessario. In un mondo dove troppe storie restano ai margini, The Danish Girl ha acceso una luce. E ha permesso ad altri prodotti audiovisivo di seguire. Titoli come Disclosure, Pose o A Fantastic Woman devono molto a quella scintilla accesa nel 2015.
Non è solo un film. È un abbraccio tra arte e verità. Una carezza a chi si è sentito fuori posto, un grido per chi non ha ancora voce. Oggi, rivederlo su Amazon Prime Video – dove è disponibile in abbonamento – significa interrogarsi, emozionarsi e capire. Anche quando fa male. Guardarlo non è semplice. Ma è necessario.
