Solo fino al 15 maggio puoi vedere su Netflix uno dei film più intensi, premiati e discussi degli ultimi vent’anni: Zero Dark Thirty. Diretto da Kathryn Bigelow, con una magistrale Jessica Chastain protagonista, racconta in modo crudo e sconvolgente la caccia a Osama Bin Laden dopo l’11 settembre.
Ha vinto un Oscar, raccolto oltre 170 nomination internazionali (tra premi più o meno importanti), ed è stato al centro di polemiche negli Stati Uniti per la rappresentazione delle torture usate dalla CIA. Un film che divide. Ma che nessuno dimentica. Nel cast ci sono anche Jason Clarke, Jennifer Ehle, Mark Strong, Joel Edgerton e James Gandolfini. Un gruppo di attori intensi, credibili, mai sopra le righe.
Zero Dark Thirty è molto più di un thriller politico. È un viaggio interiore. È la storia di un’ossessione che divora tutto. E di una verità scomoda, troppo spesso ignorata. Il titolo è un codice militare. Indica l’orario in cui il SEAL Team 6 lanciò il raid su Abbottabad: le 00:30. Da qui parte l’ultimo atto di una caccia durata dieci anni.
La protagonista, Maya, è ispirata solo in parte a una vera agente della CIA, Alfreda Frances Bikowsky. Ma il suo volto – quello di Chastain – è ormai diventato simbolo della guerra invisibile che si gioca dietro le scrivanie e dentro le coscienze. La sua storia è un pugno nello stomaco. Lei guarda, insiste, registra. Raramente alza la voce. Ma non molla mai. A qualsiasi costo. Anche personale.
Kathryn Bigelow dirige con freddezza chirurgica. Nessuna retorica. Nessun pathos facile. Solo fatti. Dialoghi essenziali. Volti stanchi. Stanze spoglie. Telefoni che squillano. E silenzi che pesano più delle bombe. La sequenza finale del film dura 25 minuti. È girata con veri visori notturni. Sembra un documentario. Ma ti toglie il fiato come un thriller. Ogni porta aperta è un battito in meno. Ogni sparo è un giudizio.

Netflix sta per cancellare Zero Dark Thirty: perché vederlo oggi, prima che sparisca
Zero Dark Thirty non è solo un film su Bin Laden. È un film sull’occidente, sulle sue contraddizioni, sulla fame di giustizia e sulla perdita di sé. È un film su noi. Chi guarda questo film si chiede: quanto siamo disposti a sacrificare per “vincere”? È giusto rispondere alla violenza con la violenza? O stiamo solo cambiando nemico?
Uscito nel 2012, ha contribuito a ridefinire il genere del thriller militare e dello spy drama. Dopo di lui, tante storie hanno cambiato linguaggio: più realistiche, più cupe, più umane. Ha aperto la strada a serie come Homeland e film come Eye in the Sky. Il successo ha confermato Kathryn Bigelow come una delle più grandi registe contemporanee. È la prima donna a vincere l’Oscar per la regia. E questo film ha consolidato il suo stile: diretto, essenziale, inesorabile.
Netflix lo rimuove il 15 maggio. Hai ancora qualche giorno per vederlo. Poi resterà solo il rimpianto. Perché questo film non si guarda. Si vive, si affronta e si sopporta. Chi arriva fino alla fine, non dimentica mai la faccia di Maya. L’ultima inquadratura vale da sola tutta la visione. È lì che capisci: non ci sono né vincitori né vinti. Solo sopravvissuti.
Se ami il cinema di qualità, quello che lascia segni veri, non perdere questa occasione. Non capita spesso di vedere un’opera così potente, così lucida e così attuale. Zero Dark Thirty è una perla rara. E come tutte le cose rare, sta per scomparire. Guardalo ora. E lascia che ti cambi.
