Alessandro Borghese è uno degli chef più amati d’Italia. Volto noto della tv e grande comunicatore, ha raccontato un’esperienza molto speciale a De Core Podcast, condotto da Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino.
Durante la ottantasettesima puntata del podcast, Borghese ha parlato di un momento unico vissuto a casa. Una cena intima, casalinga, che gli ha riportato alla mente sapori antichi. E soprattutto emozioni fortissime. Il protagonista della serata? Un piatto povero della tradizione calabrese, preparato da sua suocera. Semplice. Lento. Carico di memoria e di gusto.
Lo chef ha raccontato tutto con entusiasmo:
“Mi è successo ieri sera. Sono tornato a casa e mia suocera mi ha preparato un sugo con salsicce calabresi. Si chiamano salsicce poverelle. Sono battute a punta di coltello, dentro c’è la zaffarana. È una polvere di peperone che le rende rosse. Ha cotto il sugo per 4-5 ore. Poi ha preparato uno zito spezzato con una spolverata di pecorino sopra. Mi è tornato uno di quei sapori dove ho detto: caspita quanto è buono questo. Un piatto ancestrale, uno di quelli che abbiamo perso.”
Le parole di Borghese dicono tutto. Non servono tecniche complesse o ingredienti rari. Bastano tempo, passione e memoria.

Alessandro Borghese e il piatto della suocera: una ricetta calabrese che puoi rifare anche tu
Dietro il racconto c’è una vera ode alla cucina tradizionale. Borghese non parla solo da chef, ma da uomo. Uno che si emoziona davanti a un sugo che bolle per ore.
La salsiccia poverella è tipica della Calabria. Si prepara con carne battuta al coltello. Dentro si mette la zaffarana, una polvere ottenuta dal peperone dolce essiccato. Il colore rosso intenso viene proprio da lì.
Per preparare il piatto servono pochi ingredienti:
- Salsicce poverelle calabresi
- Passata di pomodoro
- Olio extravergine d’oliva
- Ziti spezzati
- Pecorino grattugiato
- Tempo e pazienza
La ricetta è tutta nel tempo di cottura. Le salsicce si lasciano cuocere nel sugo per almeno quattro ore. A fuoco basso. Senza fretta. Il risultato? Un intingolo denso, profumato, che avvolge la pasta come un abbraccio. Quando il sugo è pronto, si cuociono gli ziti e si spezzano a mano, come vuole la tradizione. Poi si condiscono e si completa tutto con una generosa spolverata di pecorino. Un piatto antico, rustico, familiare. E soprattutto buonissimo.
“Un sapore ancestrale”, ha detto Borghese. Uno di quei gusti che ti riportano all’infanzia, o a un tempo che non hai vissuto ma che riconosci. È la magia della cucina italiana. Chi l’avrebbe detto che uno chef stellato, abituato a piatti complessi e innovativi, si sarebbe emozionato così per un piatto da osteria? Il segreto, forse, sta tutto lì: nei piatti semplici che arrivano al cuore. Nei sapori che non hanno bisogno di effetti speciali.
Provalo anche tu. Ti bastano pochi ingredienti, una buona salsiccia calabrese e la voglia di rallentare. Metti su il sugo, spezza i tuoi ziti, grattugia il pecorino. E preparati a dire: “Caspita quanto è buono questo.” Come ha detto Borghese: “Uno di quei piatti che abbiamo perso.” Ma che oggi, grazie alla sua testimonianza, possiamo finalmente riscoprire.
