Whitney, critiche pesantissime al film su Rai1: “Peggio solo le repliche di Tale e Quale”. Cosa delude e non convince

Whitney – Una voce diventata leggenda, il film andato in onda mercoledì 16 aprile 2025 in prima serata su Rai 1, ha lasciato l’amaro in bocca a molti. Doveva essere un omaggio alla voce unica di Whitney Houston. Ma per una parte del pubblico, si è trasformato in una delusione clamorosa.

La pellicola, diretta da Kasi Lemmons e sceneggiata da Anthony McCarten, racconta la vita dell’iconica cantante. Dall’infanzia nel New Jersey al successo mondiale. Dai primi concerti gospel con la madre Cissy Houston fino all’amore difficile con Bobby Brown. Ma l’effetto sul pubblico è stato ben lontano dall’entusiasmo. Sui social, le critiche si sono scatenate. Su Twitter/X, il film è stato accolto da una valanga di commenti negativi.

“Comunque questo biopic su #WhitneyHouston è fatto proprio male… non degno della grande artista”, “Questo biopic di Whitney su Rai Uno scritto bene ma con un budget di 2 euro. Per i costumi hanno preso le costumiste di Tale e Quale”, “Un film-documentario alquanto superficiale e che non scava nell’anima di Whitney. C’è un po’ di tutto, ma fatto male”,  “È quasi impossibile fare un film biografico su Whitney Houston che possa restituire la sua anima. La sua voce sarà sempre La Voce”.

Il pubblico si aspettava un racconto emozionante e profondo. Ma molti hanno trovato la narrazione fredda, poco coinvolgente e povera di anima. Rai aveva annunciato con entusiasmo il debutto televisivo di Whitney – Una voce diventata leggenda. Il film, distribuito anche nei cinema internazionali, aveva l’ambizione di raccontare l’ascesa e la caduta della cantante più premiata di sempre. Whitney Houston è un pezzo di storia della musica. Ma nel film questo splendore si perde, secondo molti spettatori.

Naomi Ackie convince a metà, ma la vera Whitney rimane lontana

A interpretare Whitney Houston è Naomi Ackie. L’attrice inglese non prova a imitarla vocalmente. Al contrario, lavora sulla presenza scenica e sulle sfumature emotive. Ma non basta. Molti spettatori l’hanno trovata distante, troppo contenuta, poco capace di restituire l’intensità che Whitney trasmetteva anche solo con uno sguardo. Alcune performance musicali sono suggestive. Soprattutto quando la vera voce di Whitney accompagna le immagini. Momenti toccanti, ma troppo rari. Le scene più intense si perdono in una regia piatta e in un montaggio frammentato.

Whitney
Critiche pesanti a Whitney – Una voce diventata leggenda, ieri sera in tv

Il rapporto con Robyn Crawford, la relazione con Bobby Brown, il ruolo ingombrante del padre-manager John Houston: tutto sembra affiorare in superficie, senza mai scavare davvero. Lo spettatore resta fuori, non coinvolto emotivamente. Il film tocca molti aspetti della vita di Whitney. La scoperta da parte del produttore Clive Davis. Il debutto nel film Guardia del corpo. La celebre esibizione dell’inno americano al Super Bowl del 1991. La caduta nella dipendenza. Ma lo fa in modo affrettato. Il risultato è una cronaca, non un viaggio nel cuore dell’artista.

La regista Kasi Lemmons ha dichiarato di voler raccontare tutte le sfaccettature della vita di Whitney. Ma forse avrebbe funzionato meglio una miniserie, con più tempo per esplorare. Il formato da due ore limita e banalizza. Nonostante le buone intenzioni, il film su Rai 1 ha mancato il bersaglio. L’obiettivo era omaggiare una leggenda. Ma molti spettatori hanno avvertito una sensazione di superficialità e approssimazione.

Whitney Houston non è stata solo una cantante. È stata un simbolo di talento, dolore, rinascita e voce pura. Il film, purtroppo, non riesce a trasmettere tutto questo. Il giudizio complessivo? Per molti, Whitney – Una voce diventata leggenda si aggiunge alla lista dei biopic che non sono riusciti a rendere giustizia al mito che volevano raccontare. E forse, come ha scritto un fan su Twitter, “raccontare davvero Whitney è impossibile, perché la sua voce non si può spiegare. Si può solo sentire”.

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