
Considerare l’architettura un fatto eminentemente collettivo non è oggi solo un’opzione, ma una necessità, una presa di posizione chiara e precisa sulla quale rifondare la nostra disciplina. Una di quelle azioni semplici e a portata di mano, capace però, se realizzata, di rivoluzionare completamente il mestiere dell’architetto, così come si è venuto a configurare negli ultimi decenni.
Nicola Di Battista

Le profetiche parole di Giuseppe Samonà (Palermo 1898, Roma 1983) – uno dei più importanti maestri dell’architettura italiana del Novecento – scritte nel lontano 1966, ci raccontano di come lui fin d’allora considerasse importante per l’architetto la questione dell’autonomia della disciplina, come solida e indispensabile base del proprio lavoro.


In questo numero Francesco Venezia ci esorta a non dimenticare mai la vera essenza dell’architettura e la straordinaria arte di Tullio Pericoli ci accompagna in un racconto sulla sua maniera di lavorare. Cristiana Collu ripercorre per noi la sua entusiasmante carriera e l’indimenticabile Ettore Spalletti ci accompagna con i suoi doni. Una Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, in grande forma, ci ammonisce contro il frastuono contemporaneo con un’autentica perla. E ancora Stefano Cordeschi, Valentin Bearth, Mario Radice, Gian Paolo Consoli, Andrea Zamboni, Orizzontale, Studiospazio e Angela Vettese.

Alle condizioni del mondo attuale, la rivista vuole proporre ai suoi lettori un punto di vista intorno alla possibilità di fare Architettura oggi nel nostro Paese.
