Il ritorno del coraggio: su RaiPlay gratis la serie che riscrive la memoria italiana.
C’è qualcosa di profondamente affascinante nel tornare ai grandi racconti italiani. Non solo per nostalgia, ma per necessità. E Il generale Della Rovere, oggi disponibile gratis su RaiPlay, è esattamente questo: un’occasione necessaria. Un ponte tra generazioni. Un pezzo di memoria collettiva che parla con voce nuova, diretta, emozionante. Tratta dal romanzo monumentale di Indro Montanelli, la miniserie prodotta da Rai 1 nel 2011 (solo due episodi, perfetti per un weekend di binge watching) rilegge uno dei capitoli più forti del nostro Novecento. E lo fa con una potenza che oggi, nell’era dello streaming e delle visioni mordi e fuggi, colpisce come una fucilata.
Genova, 1944. L’Italia è piegata dalla guerra, e Giovanni Bertone, ex colonnello radiato, sopravvive come può. Truffa le famiglie dei prigionieri promettendo libertà che non può dare. Finché il destino non lo obbliga a una parte troppo grande per lui: impersonare un generale della Resistenza, Fortebraccio Della Rovere, per ingannare i partigiani e consegnarli ai nazisti. Quella maschera, però, finisce per diventare la sua redenzione. Tra le mura del carcere di San Vittore, circondato da uomini veri, Bertone cambia pelle. Non per convenienza, ma per vergogna, per rispetto, per riscatto. Quando sceglie di tacere, e morire al posto di un eroe, la sua truffa si trasforma in grandezza morale.
Pierfrancesco Favino, l’anima del Generale su RaiPlay
Nella versione Rai diretta da Carlo Carlei, Pierfrancesco Favino regala un’interpretazione che incolla allo schermo. Non imita Vittorio De Sica, protagonista del film di Roberto Rossellini del 1959 (Leone d’Oro a Venezia), ma costruisce un personaggio nuovo: più fisico, più tormentato, più vicino alla sensibilità contemporanea. Il colonnello Muller, interpretato da Hristo Shopov, è un antagonista lucido e spietato, mentre le figure femminili (Olga, Ada) danno respiro e calore a una storia dominata dal dolore e dalla paura. Montanelli scrisse Il generale Della Rovere. Istruttoria per un processo nel 1959, ispirandosi a una storia vera. Ma non è solo un racconto di guerra: è una riflessione sulla coscienza, sulla possibilità di diventare migliori proprio quando tutto sembra perduto.

La serie riesce dove molte produzioni moderne falliscono. Restituisce grandezza senza retorica. Racconta il coraggio e la vergogna con una lingua semplice, ma potente. Oggi questa serie è liberamente disponibile su RaiPlay, e questa non è una semplice notizia di servizio. È un invito. Un atto d’amore verso la storia, verso il cinema e la letteratura italiana. È una serie che si guarda tutta d’un fiato. Due episodi che scivolano via ma restano nella mente per giorni. Per le nuove generazioni che non conoscono Montanelli o Rossellini, è un ingresso privilegiato nel cuore della cultura italiana. Per chi li conosce, è un ritorno alle radici. Non è solo un titolo d’archivio. Una lezione di coraggio, dignità e memoria. Un racconto che oggi suona più attuale che mai, in un tempo in cui la parola “identità” ha perso peso. Rivederlo non è nostalgia, ma riconnessione. È riscoperta, un promemoria che l’eroismo può nascere anche da un inganno, e la grandezza può appartenere a chi non l’ha mai cercata.
