L’Oscar e il Leone d’Argento: Scorsese riporta in sala (solo per 3 giorni) il suo film più amato

Quei bravi ragazzi torna al cinema per 3 giorni: Scorsese celebra 35 anni di leggenda.

Certe pellicole non invecchiano: si affinano. È il caso di Quei bravi ragazzi (Goodfellas), capolavoro assoluto di Martin Scorsese, che torna al cinema il 17, 18 e 19 ottobre per un evento speciale in occasione del 35° anniversario. Tre giorni per rivedere sul grande schermo il film che ha ridefinito il genere gangster, con la sua miscela perfetta di stile, ferocia e ironia. Quando uscì nel 1990, Scorsese non girò un semplice film sulla mafia. Mise in scena una parabola umana sulla seduzione del potere, la fragilità del successo e il prezzo della fedeltà. Oggi, rivederlo in sala significa tornare alle origini di un linguaggio cinematografico che ha cambiato tutto, dal ritmo del montaggio alla scrittura dei personaggi.

martin scorsese
Robert De Niro in Quei bravi ragazzi

Ray Liotta, in una delle interpretazioni più intense della sua carriera, è Henry Hill, ragazzo di origini italo-irlandesi cresciuto nei quartieri più difficili di New York. “Fin da quando ho memoria, ho sempre voluto essere un gangster”: è la frase che apre il film e definisce l’intero arco narrativo. Henry entra giovanissimo nel giro di Paul Cicero (Paul Sorvino), braccio destro di un’organizzazione mafiosa che controlla il quartiere. Al suo fianco ci sono Jimmy Conway (Robert De Niro), elegante e glaciale, e Tommy DeVito (Joe Pesci), il più imprevedibile e violento. Insieme compiono rapine, truffe, spedizioni punitive. Ma la vera esplosione arriva con il colpo alla compagnia aerea Lufthansa, uno dei furti più celebri della storia americana.

Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese: un cast diventato leggenda

Da quel momento, il sogno si trasforma in incubo: Henry scivola nella dipendenza dalla cocaina, le tensioni con la moglie Karen (Lorraine Bracco) esplodono, e la paranoia cresce fino al punto di non ritorno. La sua vita perfetta, fatta di ristoranti, giacche di seta e whisky costosi, diventa una prigione dorata. Il trio De Niro–Liotta–Pesci funziona come un meccanismo perfetto. Ogni sguardo, ogni pausa, ogni risata diventa iconica. Joe Pesci vince l’Oscar come Miglior attore non protagonista per una performance che resta nella memoria (“Funny how? Am I a clown?”). Accanto a loro, Lorraine Bracco regala uno dei personaggi femminili più complessi del cinema mafioso: una moglie divisa tra il fascino del potere e la paura di perderlo tutto. E poi c’è la regia di Scorsese: virtuosistica, ipnotica, ma mai autoreferenziale.

In trentacinque anni, Quei bravi ragazzi non ha perso un grammo del suo magnetismo. È il film che ha ispirato I Soprano, che ha aperto la strada a The Irishman e che ancora oggi detta legge su come raccontare la criminalità senza glorificarla. La colonna sonora, dai Rolling Stones a Derek and the Dominos accompagna le immagini come un battito cardiaco. Il montaggio di Thelma Schoonmaker resta una lezione di ritmo. E la narrazione in voice over, marchio di fabbrica di Scorsese, si è trasformata in un modello imitato ovunque. Rivederlo in sala non è nostalgia, è un atto di devozione. Perché non è solo un film di gangster: è un ritratto feroce della tentazione americana, una danza tra potere e distruzione. Tre giorni, un grande schermo, un unico comandamento: non perdere l’occasione.

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