Giulio Beranek dopo Gerri è pronto a stupire ancora: cresce l’attesa per Cattiva Strada.
Dopo il successo clamoroso di Gerri, Giulio Beranek non si ferma. L’attore romano continua a conquistare pubblico e critica, dimostrando una versatilità rara nel panorama italiano. In Gerri, Beranek ha interpretato un ruolo complesso e sfaccettato: quello di Gregorio Esposito, ispettore di polizia napoletano di origine rom, detto appunto “Gerri”. Una figura tormentata, malinconica, capace di mescolare introspezione, carisma e talento investigativo con un senso profondo di identità. Il personaggio ha lasciato il segno. Il pubblico ha riconosciuto in Gerri non solo un nuovo volto del poliziesco italiano, ma anche un simbolo di una generazione in cerca di risposte. Un uomo che cerca sé stesso prima ancora di risolvere i casi, che indaga nel proprio passato quanto nei crimini degli altri.
E proprio in questo momento di grande popolarità, Beranek annuncia la sua prossima sfida: Cattiva Strada, film drammatico diretto da Davide Angiuli, in arrivo nelle sale nel 2026. Girato interamente a Bari, Cattiva Strada ha appena concluso le riprese a giugno 2025. L’opera si preannuncia intensa, autentica, profondamente legata al contesto sociale del Sud Italia. Al centro della storia c’è Donato, un ragazzo di quasi diciott’anni, intrappolato in un ambiente difficile e costretto a scegliere se abbracciare il crimine o tentare una via alternativa. Nel ruolo di Agust, mentore albanese del protagonista, troviamo ancora una volta Giulio Beranek. Un personaggio ambiguo, magnetico, al limite tra bene e male. Agust è una guida, ma anche un potenziale ostacolo. Una figura chiave nel percorso di Donato e un altro tassello nella collezione di ruoli intensi che Beranek sta costruendo. Al suo fianco, nel cast, anche Malich Cissé, Agnese Ricchi, Lucia Zotti e numerosi giovani attori pugliesi.
Un attore, due mondi: Gerri e Agust, due volti della stessa inquietudine per Giulio Beranek
Beranek dimostra una coerenza profonda nella scelta dei suoi ruoli. Gerri e Agust sembrano provenire da universi diversi, ma condividono una tensione comune: la ricerca del senso, dell’identità, dell’appartenenza. Se in Gerri l’indagine è personale e intima, in Cattiva Strada diventa collettiva, sociale, generazionale. Il talento di Beranek si muove con naturalezza tra televisione e cinema, tra narrazioni individuali e contesti urbani più ampi. Non interpreta semplicemente dei personaggi: li attraversa. Li trasforma in specchi di inquietudini condivise.

Dopo l’ottimo riscontro di Gerri, le aspettative su Cattiva Strada sono altissime. Il pubblico vuole vedere Beranek in una veste diversa, ma sempre intensa. Il film promette uno sguardo crudo e sincero sulla realtà di molti giovani italiani, con una regia attenta e una fotografia che punta a raccontare Bari con occhi nuovi. L’hype è giustificato. Davide Angiuli, alla sua opera più matura, sembra aver trovato la storia giusta per raccontare il confine tra marginalità e possibilità. E Beranek è il volto perfetto per incarnare questa tensione.
