Stasera in tv su Iris va in onda un capolavoro del thriller politico: perderlo è un delitto.
Questa sera, su Iris, arriva uno di quei film che hanno scritto una pagina fondamentale nella storia del cinema. Un’opera che fonde suspense, spionaggio e denuncia politica, ancora oggi attualissima. Siamo nel cuore degli anni Settanta, l’America è scossa dal caso Watergate e dalla sfiducia crescente verso le istituzioni. Ed è in questo contesto che prende vita uno dei più grandi thriller cospirativi di tutti i tempi. La storia segue Joseph Turner, nome in codice “Condor”, interpretato da un magnetico Robert Redford. Analista della CIA, lavora in una sede segreta di Manhattan, leggendo libri e giornali per intercettare eventuali messaggi cifrati.

Ma un giorno, tornando dalla pausa caffè, trova tutti i suoi colleghi assassinati. Da quel momento, nulla sarà più come prima. Chi può fidarsi davvero? Chi sta tirando i fili nell’ombra? E soprattutto: quanto costa dire la verità? Diretto da Sydney Pollack, un regista che non ha mai avuto paura di affrontare il potere con la cinepresa, questo film non è solo intrattenimento. È un atto d’accusa contro le derive occulte delle agenzie governative, un viaggio nel lato più oscuro della macchina statale. Non parliamo di un semplice successo commerciale (oltre 41 milioni di dollari d’incasso nel 1975): parliamo di un film pluripremiato, celebrato da pubblico e critica.
Stasera in tv, magnetico Robert Redford in una pellicola imperdibile
Un palmarès che lo rende un punto fermo nella storia del genere thriller. Tra i riconoscimenti più significativi ottenuti figurano la candidatura agli Oscar per il miglior montaggio. Golden Globe per Faye Dunaway, protagonista femminile, vera icona di eleganza e ambiguità. David di Donatello speciale per la regia di Pollack. Premio Edgar Allan Poe alla miglior sceneggiatura cinematografica e premi al Cartagena Film Festival per il miglior film e il miglior attore non protagonista (Max von Sydow). Robert Redford offre una delle sue interpretazioni più memorabili. Perfetto nel ruolo dell’intellettuale in fuga, incarna la vulnerabilità dell’uomo comune travolto da poteri più grandi. Accanto a lui, Faye Dunaway è tanto enigmatica quanto affascinante. Ma a rubare la scena, in più momenti, è Max von Sydow, sicario silenzioso e letale, freddo come la neve e preciso come un orologio svizzero.
Ogni personaggio è costruito con cura e ogni dialogo porta con sé un significato più profondo. Nulla è lasciato al caso. La fotografia urbana, i silenzi carichi di tensione, la regia che sa quando rallentare e quando colpire: tutto contribuisce a creare un’atmosfera di paranoia perfetta. Nel 1975 come oggi, il tema è centrale: quanto possiamo fidarci delle istituzioni? Cosa succede quando l’informazione diventa potere? Quando i segreti vengono scoperti, si sceglie di tacere o di parlare? Il protagonista sceglie la stampa. Ma la vera domanda resta sospesa: la verità verrà mai pubblicata? Questo film non dà risposte facili. Ma costringe a riflettere, inquieta, cattura. Un esempio perfetto di cinema che intrattiene e fa pensare. Cinema con la “C” maiuscola.
