Gamberi rossi crudi a sorpresa: il colpo di scena che ha acceso la polemica a 4 Ristoranti.
Durante l’ultima puntata di 4 Ristoranti, il reality culinario guidato da Alessandro Borghese, è andata in scena una delle trovate più chiacchierate della stagione. Uno dei ristoratori in gara ha deciso di giocarsi una carta inaspettata: aggiungere dei gamberi rossi crudi, a mo’ di guarnizione, a un piatto che originariamente prevedeva solo la versione cotta. Un’aggiunta che, a prima vista, potrebbe sembrare geniale. Il crudo di gambero rosso, del resto, è un cult della cucina italiana contemporanea: delicato, elegante, un’esplosione di mare al primo morso. E infatti, sia Borghese che i commensali, al primo assaggio, hanno gradito.
Anzi, il twist è sembrato funzionare. Sembrava quasi una mossa vincente. Ma la sorpresa si è trasformata presto in una polemica (e un boomerang). I piatti presentati, come da format, dovevano essere identici per tutti i commensali e i clienti presenti al ristorante e accomodati a tavoli diversi. Ma ecco il punto dolente: solo Alessandro Borghese e un paio di ospiti hanno ricevuto la versione con il gambero crudo. Gli altri hanno avuto la versione classica, con il solo gambero cotto. Apriti cielo. Una delle partecipanti ha detto chiaro e tondo ciò che tutti stavano pensando: “I piatti devono essere tutti uguali”. Nella cucina di un ristorante, e ancor di più in una gara televisiva, questo è un dogma. Non è solo una questione di equità, ma di etica professionale: il piatto rappresenta lo chef, deve raccontare la sua idea di cucina a tutti, nella stessa identica maniera.

4 Ristoranti, premura o strategia? Qui casca l’asino.
L’intento era palese: stupire Borghese con un’aggiunta fuori copione, cercando il colpaccio. Far parlare di sé. Puntare al 10 pieno nella categoria “menu” o “servizio” con un piccolo effetto wow ben piazzato. E per certi versi, la mossa era intelligente. Ma è proprio questo il nodo della questione: è giusto giocare sporco pur di vincere? La cucina non è solo tecnica e creatività, ma anche trasparenza e coerenza. Offrire due versioni diverse dello stesso piatto, scegliendo chi riceve la “deluxe edition”, mina alla base la fiducia tra cuoco e commensale. E in un programma come 4 Ristoranti, dove l’armonia del gruppo, la correttezza della sfida e la capacità di rappresentare la propria identità sono fondamentali, queste scelte rischiano di ritorcersi contro.
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Come è puntualmente accaduto. Un errore che lascia il segno: il gesto ha spaccato il gruppo. E anche se Borghese ha apprezzato l’aggiunta, nel voto finale non è bastato per salvare la reputazione del ristoratore. Anzi, ha fatto emergere una sensazione di forzatura, come se si volesse manipolare l’esito più che costruire una vera esperienza culinaria condivisa. Il risultato? Tanti voti abbassati, più per la scorrettezza percepita che per la qualità del cibo.
