Colombia, il frutto che chef Barbieri ha mangiato è un vero elisir.
In Colombia, tra colori vivaci, mercati brulicanti di vita e paesaggi tropicali da togliere il fiato, c’è un frutto che conquista subito chiunque lo assaggi: la papaya. Non fa eccezione lo chef Bruno Barbieri, che durante il suo viaggio nel Paese sudamericano si è lasciato tentare da questo concentrato naturale di gusto e benessere. È meglio di un digestivo, ve lo assicuriamo.
E in effetti, la papaya è molto più di un semplice frutto esotico. Dolce al punto giusto, succosa, leggerissima: è quel tipo di alimento che fa bene al corpo, ma anche allo spirito. Soprattutto se gustata in un contesto come quello colombiano, dove ogni angolo sembra una cartolina ei sapori raccontano storie di terre lontane e generose. La papaya viene spesso definita “il frutto degli angeli”, un nome che dice tutto. Oltre a essere buono da mangiare a colazione, dopo pranzo o come snack sano a qualsiasi ora, è un vero toccasana per il nostro organismo. Senza entrare troppo nel tecnico, basta sapere che è naturalmente ricco di vitamine e sali minerali, contiene enzimi digestivi che aiutano a sentirsi più leggeri dopo i pasti e regala benefici anche alla pelle e ai capelli. In altre parole: se dovessimo scegliere un frutto che fa bene senza rinunciare al piacere, la papaya sarebbe in cima alla lista.
Colombia: Barbieri pazzo della papaya, perché includerla subito nella nostra dieta
Ma attenzione. La papaya non è tutta uguale. Quella che si trova fresca nei mercati colombiani è qualcosa di speciale. Qui cresce tutto l’anno. Matura al sole e viene raccolta al punto giusto. Succede anche in Brasile, certo. La Colombia ha però un fascino particolare. Sarà il clima, saranno i sorrisi delle persone, sarà l’atmosfera rilassata che invita a prendersi del tempo per gustare la vita, e una fetta di papaya. In Italia, purtroppo, la papaya fresca non è così facile da trovare. Se cercate bene e con minuzia però, sarete fortunati. La si coltiva in piccole quantità in Sicilia, ma la maggior parte arriva importata dal Sud America. Spesso, però, il sapore non è lo stesso. Un po’ perché viene raccolta ancora acerba, un po’ perché manca quel contesto tropicale che la rende un’esperienza sensoriale completa.

E allora, perché non prendere ispirazione da Barbieri? Magari partire per un viaggio in Colombia, scoprire mercati come quello di Paloquemao a Bogotá o di Bazurto a Cartagena, lasciarsi guidare dai profumi, dai colori e – ovviamente – dai sapori. Gustare una papaya appena tagliata in un chiosco sulla strada o in una piccola fattoria locale è uno di quei piccoli piaceri che restano impressi nella memoria. In fondo, mangiare bene non è solo una questione di nutrizione, ma anche di scoperta. E la papaya, con la sua dolcezza naturale ei suoi mille benefici, è il perfetto punto di partenza per chi sogna un’esperienza autentica, leggera e piena di gusto.
