Squid Game 2, recensione onesta senza spoiler: Netflix, che buco nell’acqua!

Squid Game 2: la seconda stagione che nessuno ha chiesto, ma Netflix ci ha dato comunque.

Tre anni di attesa per ritrovarci con una stagione di passaggio. Squid Game 2, disponibile su Netflix dal 26 dicembre, non riesce a replicare la magia e il peso narrativo della prima stagione, trasformandosi in una costosa operazione di marketing mascherata da evento televisivo. Ecco perché, nonostante qualche momento intrigante, questa nuova stagione lascia più domande che emozioni. Un ponte troppo traballante verso la terza stagione. Partiamo da quello che più colpisce della serie: il finale. O meglio, la sua assenza. Fin dall’inizio è chiaro che l’intenzione del creatore Hwang Dong-hyuk è di spingere verso una terza stagione già annunciata, ma ciò si traduce in un senso di incompletezza che pervade l’intera narrazione.

Sette episodi che si dilungano, aggiungendo nuovi personaggi e sottotrame che però sembrano più un riempitivo che un contributo reale alla storia. La trama riprende esattamente da dove eravamo rimasti: Seong Gi-hun (il Giocatore 456) decide di tornare nei giochi con l’obiettivo di distruggerli una volta per tutte. Il problema? Non succede nulla di realmente significativo. Certo, ci sono nuovi personaggi interessanti e qualche spunto narrativo intrigante, ma manca quella carica emotiva e innovativa che aveva reso la prima stagione un fenomeno globale. L’impressione è che questa stagione serva più a fare da ponte per la prossima che a offrire una narrazione autonoma e appagante.

Squid Game 2: un pinte di cui non avevamo affatto bisogno?

Dal gioco alla noia? La più grande delusione che lascia Squid Game 2 è il suo spostamento di focus: meno giochi, più intrighi dietro le quinte. Sembra un tentativo di dare profondità alla storia, ma il risultato è una perdita del fascino brutale e disturbante che aveva caratterizzato la prima stagione. Si esplora di più il sistema che alimenta il sanguinario e disperato torneo, ma il ritmo rallenta e la tensione scema. Un prodotto che si salva solo in parte. Nonostante tutto, non si può dire che Squid Game 2 sia completamente da buttare. La produzione rimane impeccabile: la fotografia è curata, la colonna sonora è suggestiva, e alcune scene riescono ancora a colpire.

squid game 2
Una scena tratta da Squid Game 2 su Netflix

Tuttavia, queste qualità tecniche non bastano a compensare le debolezze narrative: è l’ennesimo buco nell’acqua, per una serie che come tante, poteva benissimo esaurirsi al massimo in due stagioni? Dopo averla vista tutta d’un fiato, ci sentiamo dunque di affermare che si, è un prodotto che funziona più come macchina da soldi che come esperienza televisiva significativa. La sensazione predominante, terminati i sette episodi, è quella di essere stati presi in giro. E ora? Dovremo aspettare altri anni per scoprire se la terza stagione riuscirà a riscattare questa delusione oppure, a sorprenderci nello stile che ci aveva fatto pregustare nella prima, chiacchieratissima stagione.

Lascia un commento