Il personaggio di Fulvio al Paradiso delle Signore lascia l’amaro in bocca, anche se non tutto è sempre come si pensa: cosa non convince del personaggio di Simone Montedoro.
In questa stagione del Paradiso delle Signore, la decima considerando tutto l’excursus della popolare soap di Rai 1, vede più new-entry che sono entrate di diritto all’interno del cast. Il primo ad essere stato annunciato in fase di riprese questa estate, è stato Simone Montedoro. Il popolare attore, conosciuto principalmente per il suo ruolo in Don Matteo, veste i panni di Fulvio Rinaldi. Un uomo timido e posato, che affronta il presente e un passato complicato, con dignità e sobrietà. La resilienza è sicuramente la sua caratteristica principale, come lo è l’amore che nutre nei confronti di sua figlia, Caterina.
Non potrà mai sostituire Armando, il magazziniere che per anni è stato interpretato dal compianto Pietro Genuardi. L’intento degli sceneggiatori però, è sicuramente quello di offrire ai telespettatori un personaggio di quella caratura: rassicurante, un porto sicuro e una figura di riferimento per tutti gli altri personaggi. Proprio il pubblico da casa, sovrano e attento osservatore di ogni dinamica che si snoda negli episodi, continua a ritenersi (in parte) poco soddisfatto di questo nuovo ingresso, e una cosa su tutte lascia perplessi: la recitazione di Montedoro.
Chi conosce e ha amato Montedoro nei panni di Giulio Tommasi in Don Matteo, fatica ad abituarsi all’immagine di Fulvio. Addirittura c’è chi sostiene che sia un’esigenza degli sceneggiatori il modo in cui veste i panni del magazziniere: troppo pacato, monocorde, una recitazione che non gli appartiene. Un vulcano di emozioni ed esuberanza da Giulio. Un uomo passivo e pacato nel Paradiso. Ma è davvero chi sta dietro alla serie che gli impone di lavorare in questa maniera, oppure, c’è altro da approfondire per capire meglio questo cambio di rotta dell’attore? Fulvio è un uomo che ha perso sua moglie, ha una giovane figlia a cui badare e ha non ha più niente a livello professionale. Cambia città e da dirigente d’azienda, si rimbocca le maniche come magazziniere, alla pari con ragazzi più giovani di lui e alle prime armi.
Ha un capo a cui sottostare, nuove abitudini da dover abbracciare e un contesto diverso, fatto di insidie quotidiane e fantasmi dal passato. Simone Montedoro è dunque ‘costretto’ a vestire i panni di un uomo complesso, che deve reinventarsi senza perdere mai la proprio dignità. Che tipo di recitazione o scrittura ci si può aspettare da un personaggio del genere? Se Giulio Tommasi probabilmente lo ha ‘inghiottito’, come capita a molti attori alle prese con ruoli iconici, uscire da quella zona di comfort non può che fargli bene: se lui lo si sta impegnando al massimo, perché non provare ad abituarsi a questa nuova immagine, apprezzando le sfumature che Simone regala a Fulvio, in tutti i sui traumi e risalite? La chiave è come sempre l’empatia, anche se si tratta di una serie televisiva.
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