Il film che non ti aspetti stasera in tv su La5: Quando un padre, un dramma che colpisce più di quanto dica la sua fama.
Stasera in tv spunta una piccola gemma sommersa, una di quelle pellicole che negli anni non hanno trovato il clamore che meritavano. Quando un padre, titolo originale A Family Man arriva su La5 portando con sé un mix di emozione, tensione e un Gerard Butler lontanissimo dai ruoli muscolari a cui molti lo associano. Nonostante il nome altisonante del suo protagonista e un cast che comprende interpreti del calibro di Willem Dafoe, Gretchen Mol e Alison Brie, il film non è mai entrato davvero nel circuito delle pellicole “da ricordare”. Eppure ha una forza narrativa che, vista oggi, colpisce più di quanto avesse fatto al momento dell’uscita nel 2016. Forse perché il tema non passa mai di moda: il momento in cui la vita ti costringe a fermarti e a guardare cosa conta davvero.

La storia segue Dane Jensen, cacciatore di teste della Blackridge, uomo che respira competizione e vive a suon di contratti chiusi. Chicago gli gira intorno come un ingranaggio perfetto, ma la sua vita familiare è un’altra storia: una moglie che regge tutto con un equilibrio fragile, due figli che aspettano più presenza e meno promesse rimandate. La svolta arriva con una diagnosi che fa crollare ogni priorità: il figlio maggiore Ryan scopre di avere una leucemia. Lo shock spinge Dane nella situazione che ogni genitore teme e che il film racconta senza filtri superflui.
Un film che parla di lavoro, ambizione e colpa con una sincerità insolita stasera in tv
Butler lascia da parte la durezza dei suoi action movie e abbraccia un ruolo più intimo, fatto di esitazioni, cadute, tentativi goffi di recuperare ciò che aveva trascurato. Non c’è retorica e non ci sono miracoli cinematografici: c’è una famiglia che attraversa una tempesta e un uomo che prova, con tutti i suoi limiti, a non perderli di vista mentre il lavoro gli chiede l’esatto contrario. Quando un padre non reinventa il genere, ma sorprende per il modo in cui scava nella parte più scomoda del rapporto tra carriera e affetti. Non punta sul melodramma, non cerca di impressionare con svolte a effetto. La sua forza arriva dalla normalità: quella frattura tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si finisce per diventare mentre il tempo passa troppo veloce.
La presenza di Willem Dafoe, nei panni del capo che ha costruito un impero e pretende lo stesso sacrificio dagli altri, aggiunge spessore a una dinamica che molti riconoscono: il lavoro come bussola, ma anche come trappola. È un film che sfugge alle etichette: non è famoso, non ha premi da mostrare, non vanta incassi stellari. Ma ha qualcosa che resta, soprattutto nella seconda parte. Se cerchi un titolo che commuove senza manipolare, che racconta una storia di vita senza effetti speciali, Quando un padre merita una chance. È quel tipo di film che non fa rumore ma lascia un segno.
