La Rai starebbe preparando un documentario speciale dedicato a Massimo Boldi, uno dei comici più popolari e longevi del nostro Paese. Non un semplice ritratto celebrativo, ma un vero e proprio film-evento che attraversa la sua vita, i suoi inizi, i momenti che lo hanno cambiato e quelli che lo hanno reso una delle figure più riconoscibili dello spettacolo italiano. A dare la notizia è stato lui stesso durante un’intervista a Il Tempo, con una frase che ha immediatamente acceso la curiosità dei fan: «La Rai sta realizzando un documentario su di me».
Boldi non è un comico tra tanti. È un pezzo di immaginario collettivo, è l’uomo che ha portato sullo schermo la risata semplice, immediata, contagiosa, ed è l’artista che ha attraversato cinque decenni di palchi, studi televisivi, set cinematografici e stagioni natalizie che portano il suo nome.
Il documentario potrebbe partire dagli anni in cui nessuno sapeva che quel ragazzo milanese, timido ma irrequieto, avrebbe fatto ridere l’Italia intera. Negli anni Sessanta Boldi suonava la batteria negli Atlas e nei Mimitoki, vivendo la musica come una prima forma di libertà. Ma il destino aveva altri piani. La comicità iniziava a spingere, a emergere, a chiedere spazio. Quello spazio arriva al Derby Club di Milano, luogo mitico dove prende forma una generazione irripetibile di artisti. Qui incontra Teo Teocoli e Enzo Jannacci, che lo aiutano a scolpire lo stile che lo renderà unico: ritmi rapidissimi, faccia plastica, improvvisazione e un’energia che non somiglia a nessun’altra.
La televisione lo scopre presto. Arrivano Canzonissima ’74, Drive In e personaggi che entrano senza chiedere permesso nel linguaggio popolare. “Cipollino” diventa un tormentone. Il pubblico si affeziona a quella comicità immediata, leggera e travolgente. Seguono Grand Hotel, Fantastico ’87, Risatissima, Sabato al circo. Poi arriva anche la conduzione di Striscia la notizia e di Scherzi a Parte per tre stagioni.
Il documentario dedicherà probabilmente un capitolo importante al cinema. Agli inizi della sua carriera, infatti, ci sono ruoli minori, piccole apparizioni, set dove osserva più di quanto fa. Ma negli anni Ottanta qualcosa esplode: Yuppies, Scuola di ladri, Fratelli d’Italia. Film che diventano generazionali. E poi arriva lui: Christian De Sica. L’incontro che cambia tutto. Nascono i cinepanettoni, un fenomeno di costume che per decenni definisce il Natale italiano. Vacanze di Natale, Natale sul Nilo, Natale in India. Pellicole che spaccano la critica ma riempiono le sale, creando un rituale collettivo che nessun altro comico ha saputo replicare con quella continuità.
Ma il film Rai forse non si limiterà solo celebrare i successi. Probabilmente racconterà anche ciò che Boldi non ha mai nascosto ma che, forse, non ha mai mostrato fino in fondo. I momenti difficili, quelli che lo hanno spezzato, quelli che lo hanno ricostruito. I dolori personali e la fatica di mantenere sempre accesa la luce del comico quando la vita reale ne spegneva una parte. E non si esclude che ci sarà anche la parte più sorprendente della sua carriera: la svolta drammatica nel film Festival di Pupi Avati. Una prova diversa, intensa, applaudita alla Mostra del Cinema di Venezia. E poi il grande successo televisivo della fiction Un ciclone in famiglia, amatissima da una generazione che ha scoperto Boldi fuori dal contesto natalizio.
Il documentario – s’immagina – non potrà non menzionare anche le collaborazioni con Neri Parenti, Paolo Costella e Carlo Vanzina, fino ai ritorni periodici con De Sica e ai progetti più recenti che confermano un legame mai interrotto con il pubblico degli affetti. D’altro canto, Boldi oggi è ancora un simbolo della comicità italiana. Uno che ha collezionato undici Telegatti, un David di Donatello Speciale e un posto fisso nell’immaginario nazionale. Un cuore che, nonostante tutto, ha continuato a far ridere un’intera nazione.
Il risultato promette di essere uno dei progetti più potenti dedicati a un artista italiano degli ultimi anni. Un film-evento da seguire dall’inizio alla fine.
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