Eduardo Scarpetta compie il salto che pochi attori italiani hanno osato immaginare. Un passaggio netto, quasi simbolico: dalle luci gentili delle fiction Rai come L’Amica Geniale e Carosello Carosone fino al cuore del progetto più ambizioso di Mel Gibson dai tempi di La Passione di Cristo. Un film-evento che promette di scuotere Hollywood e di riportare al cinema un immaginario che, da vent’anni, stratifica emozioni, polemiche, fede e visioni.
Il sequel del celebre film del 2004 si intitola The Resurrection of the Christ e ha già attirato l’attenzione mondiale per la sua struttura narrativa in due parti, per il budget triplicato e per l’intenzione dichiarata del regista: raccontare la resurrezione con un approccio «psichedelico». La prima metà arriverà nelle sale il 26 marzo 2027, Venerdì Santo, mentre la seconda uscirà il 6 maggio, in coincidenza con l’Ascensione. È un progetto che non segue le regole, ma le riscrive.
In questo universo denso e carico di attese, la scelta che sorprende e affascina è una: Mel Gibson ha voluto Eduardo Scarpetta per interpretare San Paolo. Un ruolo gigantesco, centrale, magnetico. Un ruolo che definisce una carriera, che richiede peso drammatico, profondità spirituale, conoscenza storica e una fortissima capacità di incarnare trasformazione, fede e conflitto.
Scarpetta, classe 1993, appartiene alla leggendaria famiglia Scarpetta-De Filippo. È un cognome che il cinema e il teatro italiani portano tatuato nella memoria. E che lui, negli ultimi anni, ha dimostrato di saper portare con coraggio. Dopo gli esordi con Pericle il nero e Capri-Revolution di Mario Martone, il suo talento esplode definitivamente con Qui rido io. Interpreta Vincenzo, figlio del grande Eduardo Scarpetta, e conquista il David di Donatello come miglior attore non protagonista. La critica lo abbraccia. Il pubblico lo scopre. La televisione lo consacra.
Nella serie L’Amica Geniale diventa Pasquale Peluso, un personaggio che resta nel cuore degli spettatori e che gli vale il Nastro d’Argento – Grandi Serie nel 2022. Poi arriva Carosello Carosone e tanto altro ancora. È una crescita continua, una traiettoria che punta verso l’alto senza perdere autenticità. E ora, arriva il passo che cambia tutto. Il primo ruolo internazionale. La prima grande produzione hollywoodiana. La prima collaborazione con Mel Gibson. È un ruolo che richiede intensità. Richiede coraggio. Richiede la capacità di sostenere una narrazione che viaggia su due piani: quello della fede e quello del cinema puro, dove tutto diventa immagine, simbolo, vibrazione.
E mentre Hollywood osserva, l’Italia applaude. Perché Scarpetta non è solo un attore in ascesa: è un simbolo di una generazione che sa unire radici profonde, identità culturale e nuova ambizione internazionale. Questo ruolo potrebbe cambiarne la carriera. Potrebbe portarlo in festival globali. Potrebbe riscrivere il modo in cui Hollywood guarda agli attori italiani. E soprattutto, mette un punto esclamativo su un percorso artistico che, fino a un anno fa, sembrava destinato a restare nei confini televisivi nazionali. Oggi non più.
San Paolo non è un personaggio qualsiasi. È uno dei pilastri del Cristianesimo, una figura che attraversa persecuzione, rivelazione, rinascita. La sua storia è un archetipo di trasformazione, un viaggio oscuro che si apre alla luce. Per un attore, è una sfida totale. Mel Gibson costruisce il film come un’esperienza emotiva e visiva estrema. Non solo la resurrezione, ma ciò che significa. Le sue implicazioni politiche, spirituali, morali. È un territorio narrativo in cui serve una presenza attoriale capace di vibrare, di reggere primi piani intensi, di comunicare conflitto interno.
Scarpetta ha già dimostrato di saper sostenere ruoli difficili, ruoli di peso, ruoli che chiedono anima. Nel film di Martone ha portato in scena un’eredità familiare senza cadere nell’imitazione. Nella televisione ha saputo trasformare figure marginali in personaggi memorabili. Quello che ora gli viene chiesto è un passo ulteriore. Chi conosce i meccanismi di Hollywood sa quanto sia raro che un attore giovane, non ancora star globale, venga scelto per un ruolo così centrale in un progetto di queste dimensioni. Succede quando un regista vede qualcosa che gli altri non vedono. Succede quando il talento diventa inevitabile.
Se The Resurrection of the Christ avrà l’impatto che molti prevedono, Eduardo Scarpetta potrebbe diventare una delle scoperte europee più importanti dei prossimi anni. Un attore italiano che attraversa il confine. Che porta con sé la tradizione di una famiglia simbolo del teatro napoletano e insieme un’energia contemporanea, profondamente sua. È questo che incuriosisce, che emoziona e che fa parlare i giornali americani. Un attore che arriva da fiction amatissime, che conquista il pubblico con una sincerità rara e che ora si ritrova nel progetto spirituale più ambizioso del decennio. Non è un caso. È destino costruito con lavoro, costanza e talento vero.
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