Un villaggio immerso nel silenzio, un bosco che nessuno osa attraversare, e una paura che tiene insieme un’intera comunità: stasera, mercoledì 12 novembre, su La7 Cinema alle 23:10 torna The Village, il thriller psicologico di M. Night Shyamalan che ha stregato il pubblico mondiale e continua a dividere critica e spettatori dopo vent’anni.
Uscito nel 2004, il film è diventato un simbolo della tensione “silenziosa”, quella che nasce più dal non detto che dall’orrore visibile. Shyamalan costruisce un racconto sospeso, dove la paura non è nei mostri, ma nelle persone che scelgono di crederci.
La storia si svolge a Covington, un piccolo villaggio rurale apparentemente fermo al XIX secolo. Gli abitanti vivono in pace, ma sanno che nel bosco attorno si aggirano misteriose “creature innominabili”. L’unica regola è chiara: non oltrepassare mai i confini della foresta. Lucius Hunt (interpretato da Joaquin Phoenix) è il giovane che osa sfidare il divieto. Lo fa per trovare medicine che possano salvare i suoi compaesani. Ma il suo gesto di coraggio scatena la tragedia: viene ferito da Noah Percy (Adrien Brody), un ragazzo fragile, innamorato della stessa donna che ama Lucius.
È lei, Ivy Elizabeth Walker (Bryce Dallas Howard), cieca ma determinata, a prendere il testimone dell’eroismo. Spinta dall’amore, entra nel bosco, affronta la paura e scopre l’indicibile: le “creature” non esistono. Sono solo una messinscena creata dagli anziani per tenere tutti lontani dal mondo esterno. Tra questi anziani spiccano Edward Walker (William Hurt), padre di Ivy, e Alice Hunt (Sigourney Weaver), madre di Lucius. Loro rappresentano il cuore del sistema che ha costruito la bugia. In nome della sicurezza, hanno scelto l’inganno. Ma il prezzo è l’innocenza.
The Village è molto più di un film dell’orrore. È una riflessione potente su quanto l’essere umano sia disposto a sacrificare per sentirsi al sicuro. Shyamalan, come in Il sesto senso e Signs, intreccia mistero e introspezione, costruendo un mondo dove la verità è il pericolo più grande. La sua regia è chirurgica: colori caldi, movimenti lenti, silenzi che pesano più delle parole. La fotografia di Roger Deakins avvolge ogni scena in una luce quasi pittorica, accentuando la sensazione di essere in un luogo fuori dal tempo. A rendere tutto ancora più ipnotico è la colonna sonora di James Newton Howard, nominata all’Oscar nel 2005 e impreziosita dal violino struggente di Hilary Hahn. La musica non accompagna: sussurra, anticipa, avverte. È un personaggio invisibile che guida lo spettatore nel labirinto emotivo della storia.
1. Per la sua tensione elegante. Non serve sangue per tremare. Shyamalan costruisce un brivido interiore, dove ogni ombra è una domanda morale.
2. Per il suo messaggio attuale. Il film parla di comunità chiuse, di paura del diverso, di manipolazione collettiva. Temi che oggi suonano più veri che mai.
3. Per la sua poesia visiva. Tra il rosso proibito del bosco e la luce dorata del villaggio, ogni inquadratura è una tela che racconta la fragilità dell’essere umano.
The Village incassò oltre 256 milioni di dollari nel mondo, confermando Shyamalan come uno dei registi più visionari della sua generazione. In Italia superò i 6,6 milioni di euro al botteghino. Da allora, il suo colpo di scena finale è entrato nella leggenda, imitato e citato in decine di film successivi. Vent’anni dopo, resta un’opera divisiva, ma magnetica. Alcuni la chiamano fiaba dark, altri parabola morale. Tutti, però, concordano su una cosa: una volta visto, non si dimentica più. Stasera su La7 Cinema, lasciati ipnotizzare da un capolavoro che ha sconvolto il mondo intero. Perché certe verità fanno più paura dei mostri.
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