Il ritorno del Commissario Ricciardi su Rai 1: la stagione che cambierà tutto
Napoli, inverno del 1933. Le strade odorano di pioggia e paura. Dopo due anni di silenzio televisivo, Lino Guanciale torna a vestire i panni del tormentato Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, l’uomo che parla con i morti e convive con un dono che nessuno vorrebbe. Da stasera su Rai 1, il personaggio creato da Maurizio De Giovanni riapre le porte del suo mondo sospeso tra dolore, giustizia e un amore che finalmente osa mostrarsi alla luce. La terza stagione de Il Commissario Ricciardi segna un cambio di passo profondo. Non è più soltanto la cronaca di delitti raffinati e atmosfere gotiche, ma la cronaca di un’anima che tenta di salvarsi. Per la prima volta, Ricciardi non è soltanto un osservatore del dolore altrui: diventa protagonista del proprio destino.
Il commissario che ha imparato a vivere nel silenzio dei defunti trova una voce nuova. Dopo anni di esitazioni, Ricciardi apre il cuore a Enrica Colombo, la donna che da sempre osserva attraverso la finestra, come un riflesso di normalità mai raggiunta. Dichiararsi al padre della ragazza è un gesto piccolo eppure rivoluzionario. Un passo che annuncia il desiderio di lasciarsi alle spalle la solitudine e condividere, forse per la prima volta, il peso di quel dono che lo perseguita. La fiction si muove su un equilibrio delicato: da un lato il mistero e la morte, dall’altro la speranza che l’amore possa guarire anche le ferite invisibili. Tutto accade in una Napoli che non dorme mai, dove il fascino decadente degli anni ’30 si intreccia con le ombre del regime e i segreti che affiorano da ogni vicolo.
Tra fantasmi, colpe e redenzione: stasera su Rai 1 torna Il Commissario Ricciardi
Ogni episodio della nuova stagione è costruito come una confessione. Le indagini, pur centrali, diventano specchio delle paure dei personaggi. Nel primo caso, Per mano mia, Ricciardi indaga sull’omicidio di un ufficiale fascista e della moglie, proprio mentre la sua relazione con Enrica cerca di sopravvivere all’ostilità della madre di lei. Un’indagine che mescola sangue e Natale, festa e colpa, come solo De Giovanni sa raccontare. Poi arriva I vivi e i morti: una serie di omicidi legati da un misterioso simbolo. Qui Ricciardi si confronta con la parte più oscura di sé, quella che vede troppo e non riesce a smettere di vedere. È il momento in cui l’amore diventa un rischio, ma anche una via di salvezza. Nel terzo episodio, Il purgatorio dell’angelo, la morte di un sacerdote amatissimo sconvolge la città e costringe il commissario a indagare tra ipocrisie e peccati nascosti.

In questo intreccio di fede e menzogna, Ricciardi comprende che la verità, spesso, non redime nessuno. E infine, Il pianto dell’alba. L’ultimo caso diventa una resa dei conti personale. Livia, la donna che un tempo gli aveva offerto il suo cuore, è accusata di omicidio. Per Ricciardi, il confine tra giustizia e sentimento si sfuma, fino a dissolversi. È la prova finale: scegliere tra la legge e la pietà, tra ciò che è giusto e ciò che è umano. Il fascino di Il Commissario Ricciardi 3 non sta solo nella qualità della sceneggiatura o nella cura visiva che restituisce un’Italia sospesa nel tempo. Sta nel suo protagonista: un uomo che incarna la malinconia di chi sente troppo, ma continua a cercare la bellezza nelle piccole cose. Lino Guanciale lo interpreta con sguardo stanco e voce sottile, restituendo tutta la fragilità di un eroe che non vuole più nascondersi dietro i fantasmi. Questa nuova stagione promette di essere una rivoluzione emotiva: più intima, più umana, più vicina al cuore del pubblico. E forse, per Ricciardi, l’inizio di una liberazione attesa da troppo tempo.
