Era il 1977 e un giovane con il completo bianco e lo sguardo magnetico conquistava la pista da ballo e il grande schermo: “La febbre del sabato sera” non fu solo un film, divenne un linguaggio universale, un modo di vivere, un ritmo che contagiò un’intera generazione, e stasera in tv, alle 21:14 su Twentyseven (canale 27), torna per far ballare ancora una volta il mondo intero. Questo cult ancora oggi brucia di energia e malinconia.
Diretto da John Badham e interpretato da un irresistibile John Travolta, il film unì il linguaggio della strada, il sogno americano e la potenza della disco music dei Bee Gees. Nessuno, prima di allora, aveva raccontato con tanta autenticità la voglia di riscatto dei giovani di periferia, tra luci stroboscopiche, speranze e disillusioni.
La febbre del sabato sera racconta la storia di Tony Manero, diciannovenne italo-americano che vive a Brooklyn. Di giorno lavora come commesso in un negozio di vernici. Ma quando cala la sera, Tony si trasforma: la pista della discoteca 2001 Odyssey diventa il suo regno. Tra i riflessi della sfera luminosa, il suo corpo esprime libertà, rabbia e desiderio di riscatto. Il film segue il suo percorso tra amicizie difficili, rivalità e sogni che sembrano troppo grandi per la realtà in cui vive. Tony incontra Stephanie Mangano (interpretata da Karen Lynn Gorney), con cui partecipa a una gara di ballo. Insieme vincono, ma lui rinuncia al premio per onestà, in uno dei gesti più maturi e simbolici della pellicola. È il momento in cui Tony capisce che la danza non basta a salvarlo, ma può ancora aiutarlo a cambiare.
Con questo film, John Travolta diventa un’icona mondiale. Il suo modo di muoversi, le pose, il sorriso sicuro ma fragile, sono entrati nella storia del cinema. Al suo fianco, oltre alla Gorney, ci sono Barry Miller (Bobby C.), Joseph Cali, Paul Pape, Donna Pescow e Val Bisoglio nei panni del padre di Tony. Ma la vera coprotagonista è la musica: le canzoni dei Bee Gees — da Stayin’ Alive a Night Fever — sono diventate inni di un’epoca.
Il film ottenne una nomination agli Oscar per Travolta come miglior attore protagonista, oltre a quattro nomination ai Golden Globe e due ai BAFTA. Ma il suo trionfo più grande fu il pubblico: con un budget di soli 3 milioni di dollari, incassò oltre 242 milioni in tutto il mondo. La colonna sonora vendette più di 40 milioni di copie, diventando una delle più amate e riconoscibili di sempre.
L’abito bianco di Travolta è ormai un feticcio del cinema. Nel 2024, la pista da ballo originale del film è stata venduta all’asta per 325.000 dollari, a conferma del suo valore storico. Ogni dettaglio — dai passi di danza alla colonna sonora — è rimasto inciso nella memoria collettiva. “La febbre del sabato sera” non è solo un ricordo, è una sensazione che ritorna ogni volta che parte un ritmo disco.
L’impatto del film è stato enorme. Ha ispirato “Staying Alive”, sequel diretto da Sylvester Stallone, e ha influenzato musical, serie tv e videoclip per decenni. Ha dato dignità al ballo come linguaggio cinematografico, aprendo la strada a film come Flashdance, Footloose e Dirty Dancing. Ma soprattutto ha raccontato la giovinezza come urgenza di libertà: quella che brucia, suda, sogna e non smette di muoversi al ritmo del cuore.
Rivederlo stasera in tv, su Twentyseven, significa tornare a un’epoca in cui il cinema sapeva farci ballare e pensare allo stesso tempo. Tony Manero rimane uno di noi: un ragazzo che cerca se stesso tra luci e ombre, tra sabato sera infiniti e lunedì pieni di realtà. Ed è proprio per questo che, quasi cinquant’anni dopo, la sua febbre non si è ancora spenta.
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