Un silenzio tagliente, una famiglia perfetta e un ragazzino dal sorriso ambiguo: è da qui che nasce Il sacrificio del cervo sacro, il film di Yorgos Lanthimos in onda stasera in tv alle 21.20 su Cielo. Un’opera spiazzante, glaciale, logica fino alla crudeltà. Eppure, impossibile da dimenticare. Con Nicole Kidman e Colin Farrell nel pieno del loro controllo espressivo, il regista greco costruisce un racconto che scava nel concetto di colpa e di giustizia divina. Non ci sono urla né esplosioni: c’è solo l’attesa. Quella tensione sospesa che ti serra il petto e ti obbliga a guardare, anche quando vorresti distogliere lo sguardo.
Steven Murphy (Colin Farrell) è un chirurgo stimato. Vive in una casa elegante, ha una moglie affascinante, Anna (Nicole Kidman), e due figli perfetti. Ma nella sua vita irrompe Martin (Barry Keoghan), un adolescente enigmatico che pretende da lui qualcosa di impensabile: un equilibrio tra vita e morte. Da quel momento, ogni gesto perde significato. La quotidianità si incrina. La casa diventa un tempio di colpe e punizioni. Lanthimos dirige con precisione chirurgica. Ogni movimento di macchina, ogni pausa, ogni battito di silenzio ha un peso. È un cinema che non consola: seziona. Sotto la superficie levigata, ribolle la crudeltà dell’uomo moderno, incapace di sfuggire ai propri errori. Il risultato è un’esperienza visiva e morale di rara potenza.
La Kidman è magistrale. Gelida, ambigua, quasi inumana. Un volto che non tradisce emozione ma lascia intuire un abisso. Colin Farrell, con la sua barba e la sua calma apparente, incarna un padre diviso tra l’etica e la disperazione. Insieme compongono una coppia da tragedia greca, in un film che di greco ha tutto: la misura, la punizione e il sacrificio.
Il sacrificio del cervo sacro ha vinto il Premio della giuria al Festival di Cannes nel 2017 e ha consolidato la fama di Lanthimos dopo il successo de The Lobster. Da allora, il regista non ha mai smesso di esplorare la follia dell’amore e il paradosso della morale, fino al recente trionfo di Povere creature!, premiato agli Oscar e diventato un fenomeno globale. Rivedere oggi questo film significa capire dove tutto è cominciato. Qui c’è la matrice di un linguaggio visivo unico: geometrico, grottesco, spirituale. L’universo di Lanthimos è quello in cui l’assurdo e la grazia convivono, e dove la logica più fredda diventa forma di dolore.
La fotografia di Thimios Bakatakis trasforma ogni stanza in un altare sterile, ogni corridoio in un luogo di condanna. La musica, che alterna note sacre a silenzi assoluti, rende l’esperienza ancora più ipnotica. Non c’è un solo momento “facile”. Ogni scena pesa. Non è un film per tutti, e non vuole esserlo. Chi cerca intrattenimento troverà solo gelo. Chi cerca emozione troverà un’eco profonda, un senso di colpa che resta addosso. Lanthimos mette lo spettatore davanti a un esperimento morale e gli chiede di scegliere: osservare o giudicare?
Nicole Kidman è la lama perfetta di questo rituale. Fredda, bellissima, intoccabile. La sua performance è una maschera che nasconde la paura, la sopportazione e la resa. È la madre che accetta il sacrificio, ma anche la donna che rifiuta la pietà. Alla fine, Il sacrificio del cervo sacro lascia solo silenzio. Non offre risposte, solo domande che bruciano. È un film che parla della vendetta degli dei, ma ambientato nel cuore dell’Occidente. Ed è proprio per questo che continua a spaventare. Freddo, geniale, impietoso. Così è il cinema di Yorgos Lanthimos. E stasera in tv, su Cielo alle 21.20, ci ricorda che la bellezza può anche fare male.
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