Sta per sparire da Netflix Lucy: l’action visionario che ha trasformato Scarlett Johansson in un’icona.
È il momento di rispolverare un vero cult della fantascienza moderna. Lucy, diretto da Luc Besson e interpretato da una magnetica Scarlett Johansson, scomparirà dal catalogo Netflix il 15 novembre. E chi non l’ha ancora visto dovrebbe segnare la data sul calendario: si tratta di uno dei film d’azione più influenti e redditizi del decennio, capace di incassare oltre 460 milioni di dollari in tutto il mondo. Dietro l’apparenza di un film d’intrattenimento esplosivo, Lucy nasconde una riflessione potente sull’evoluzione della mente umana e sulla sete di controllo. La protagonista, una studentessa americana a Taipei, finisce suo malgrado coinvolta in un traffico di droga gestito da una spietata gang coreana.

Un incidente trasforma il suo corpo in un laboratorio vivente: una nuova sostanza sintetica le apre progressivamente le porte del cervello, fino a farle raggiungere un potere assoluto. Con Lucy, Besson fonde le atmosfere urbane di Nikita con l’estetica visionaria de “Il quinto elemento”. Ogni fotogramma sprigiona energia: Taipei e Parigi diventano due poli opposti tra cui la protagonista corre, letteralmente, verso un’evoluzione che la trascende. Le scene d’azione non sono solo spettacolari: diventano il linguaggio con cui il regista francese racconta la trasformazione di Lucy da vittima a forza della natura. La regia, in perfetto equilibrio tra adrenalina e filosofia pop, crea un ritmo ipnotico. Il montaggio alterna inseguimenti mozzafiato, riflessioni sul destino dell’umanità e momenti di pura astrazione visiva. È cinema che non teme l’eccesso, e proprio per questo continua a dividere e affascinare.
Scarlett Johansson: la protagonista definitiva su Netflix
Il magnetismo di Scarlett Johansson regge ogni sequenza. In Lucy abbandona il ruolo della femme fatale e diventa qualcosa di nuovo: una donna che si stacca dall’umano per avvicinarsi all’assoluto. Il suo sguardo, freddo e intenso, accompagna lo spettatore in un percorso di potere e perdita di sé. Accanto a lei, un Morgan Freeman misurato e carismatico nel ruolo del professor Norman, voce razionale in un mondo che scivola verso il sovrannaturale. Al momento dell’uscita, nel 2014, Lucy fece discutere per la sua tesi audace: l’idea (scientificamente discutibile) che l’essere umano utilizzi solo una minima parte del proprio cervello. Eppure, quella licenza narrativa è proprio ciò che lo rende un’opera pop irresistibile.
Il pubblico premiò il coraggio: con un budget di 40 milioni di dollari, Lucy ne incassò più di undici volte tanto, consacrando Besson come uno dei registi europei più redditizi della storia del cinema. In un’epoca in cui le piattaforme streaming si riempiono di titoli effimeri, Lucy resta un film con un’identità fortissima. Non ha bisogno di supereroi né di franchise: racconta la potenza dell’essere umano spinto oltre i propri limiti. È spettacolo, è filosofia pop, è estetica pura. Chi ama le storie di rinascita, controllo e libertà troverà in Lucy un’esperienza che continua a sorprendere. Ma attenzione: hai tempo solo fino al 15 novembre su Netflix. Poi, come la sua protagonista, anche questo film straordinario scomparirà nel nulla, lasciando dietro di sé solo energia pura.
