Stasera in tv su Italia 1, alle 23:32, arriva “Serenity – L’isola dell’inganno”. Un thriller neo-noir del 2019 che divide. Firmato e scritto da Steven Knight (la penna di Locke e Peaky Blinders). Con Matthew McConaughey e Anne Hathaway, entrambi premi Oscar. Nel cast anche Jason Clarke, Diane Lane, Djimon Hounsou e Jeremy Strong. Un’isola tropicale. Un segreto. Un pesce impossibile da prendere. E una proposta che vale dieci milioni.
È un film controverso. Ha affascinato e irritato. Ha creato meme, discussioni, teorie. È diventato un caso di studio. In Serenity convivono noir, melodramma, meta-thriller e un’idea narrativa che spiazza. Alcuni lo hanno stroncato. Altri lo difendono come esperimento coraggioso. Per noi è il perfetto “film maledetto” da seconda serata. Ti avvolge, ti confonde e ti costringe a prendere posizione.
Baker Dill vive a Plymouth, isola caraibica immaginaria. È capitano di un peschereccio. Insegue un tonno leggendario. Beve troppo. Dorme poco. Ha un passato che brucia. Un giorno riappare Karen, ex moglie. È in pericolo. Le sue parole sono una trappola. Le sue lacrime, un ultimatum. Chiede a Baker di liberarla dal nuovo marito, violento e ricco. Propone denaro. Chiede un “incidente” in mare aperto. La bussola morale di Baker impazzisce. Da qui, il film cambia pelle. E cambia le regole del gioco.
McConaughey costruisce un uomo a pezzi. Ossessione e colpa guidano ogni gesto. Hathaway è magnetica. Il suo personaggio sfugge alle etichette. È vittima e manipolatrice. Clarke è un antagonista grottesco e minaccioso. Lane porta tenerezza e ferite. Hounsou è l’amico che ancora crede in Baker. Strong è il segnale d’allarme. Entra in scena con valigetta e frasi criptiche. E cambia l’atmosfera.
Il film ha raccolto candidature controverse: Razzie per attori protagonisti, Yoga Awards, e perfino un ironico titolo “Golden Fleece”. Non è la solita bacheca di trofei. È una lista che, paradossalmente, ha alimentato il mito. In mezzo, spunta una candidatura ai World Soundtrack Awards per Benjamin Wallfisch. La musica pulsa come risacca. Avanza. Indietreggia. E suggerisce che nulla è come appare.
Budget iniziale intorno ai 25 milioni di dollari. Incasso globale poco sopra i 14 milioni. Apertura USA debole. Campagna di marketing ridotta all’osso dopo le prime recensioni negative. Risultato: un tonfo. E un’etichetta che pesa. Ma anche un fenomeno da recupero notturno, streaming, forum di sceneggiatura.
McConaughey e Hathaway tornano insieme dopo Interstellar. L’aspettativa era gigantesca. Serenity però vira altrove. L’ambientazione è Mauritius. Acqua turchese, luce abbacinante. Un noir al sole. La vera sorpresa è concettuale. A metà film percepisci un altro strato. Un metaracconto che sfiora il linguaggio dei videogiochi. Non serve conoscere i dettagli. Basta sentire il pavimento che si sposta sotto i piedi.
Perché consigliarlo, proprio stasera in tv? Perché è un esperimento, apre discussioni e ti farà chiedere: “dove ho sbagliato a fidarmi?”. E perché la seconda serata è il suo habitat naturale. Senza distrazioni. Senza spoiler. Con il tempo di entrare nel suo ritmo ipnotico. Guardalo per McConaughey quando il volto crolla, guardalo per Hathaway quando la voce cambia temperatura e guardalo per capire come una scelta di scrittura possa ribaltare un genere intero.
Serenity – L’isola dell’inganno è un caso raro. Bello da discutere più che da incensare. Imperfetto. Ambizioso. A tratti sfrontato. Ma vivo. È il classico film che divide il salotto. E che ti costringe a scegliere da che parte stare. Oggi, mercoledì 5 novembre. Italia 1, ore 23:32. Seconda serata. Perfetto per chi ama i noir che tradiscono il patto. E per chi cerca un titolo di cui parlare domani mattina.
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