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Standing ovation a Cannes, poi nel dimenticatoio: su RaiPlay il film canadese più disturbante (e profetico) di Kristen Stewart

Un film che ha fatto sussultare Cannes e che pochi hanno avuto il coraggio di affrontare fino in fondo: ora è su RaiPlay, pronto a risvegliare paure e meraviglia. “Crimes of the Future” è il ritorno di David Cronenberg al body horror, l’universo di carne e metallo che lo ha reso leggenda. E accanto a lui, una Kristen Stewart magnetica, glaciale, quasi febbrile: la nuova sacerdotessa dell’evoluzione umana.

Crimes of the Future, il futuro secondo Cronenberg: carne, mutazione, arte

Il film ci porta in un futuro che sembra lontano, ma è terribilmente vicino. L’umanità ha imparato a convivere con i disastri ambientali. I corpi mutano, si adattano, generano nuovi organi. È la Sindrome da Evoluzione Accelerata, una malattia o forse una profezia. Saul Tenser (Viggo Mortensen) è un artista di performance estreme. Sul suo corpo nascono organi inediti, e lui li offre al pubblico come opere d’arte. Caprice (Léa Seydoux), ex chirurga e amante, li rimuove in scena, con strumenti che sembrano venire da un incubo biomeccanico. La chirurgia diventa spettacolo, rituale, piacere. In questo si concentra tutto il delirio poetico di Cronenberg.

Crimes of the Future su RaiPlay

Attorno a loro si muove un mondo in decomposizione: uffici governativi che catalogano i nuovi organi, ribelli che venerano la mutazione come segno divino, e due funzionari che osservano tutto da vicino. Uno di loro è Timlin (Kristen Stewart), impiegata dell’Anagrafe Nazionale degli Organi, silenziosa, nervosa, ipnotica. È la voce di un desiderio represso che esplode nei gesti più piccoli.

Un cast di corpi e anime

Il trio Mortensen–Seydoux–Stewart è il cuore pulsante del film. Cronenberg li filma come statue viventi, fragili e potenti, immersi in un’umanità che non riconosce più se stessa. Kristen Stewart, dopo anni di ruoli indipendenti e sperimentali, trova qui una delle interpretazioni più radicali della sua carriera. Timlin non è solo una funzionaria: è un corpo che riscopre la fame del contatto, la curiosità del limite. Accanto a loro, Scott Speedman interpreta Lang Dotrice, guida di un gruppo che vede nella mutazione una nuova nascita per la specie. Don McKellar è Wippet, burocrate ossessionato dal controllo, mentre Welket Bungué dà corpo a un mondo ormai fuori equilibrio.

Accolto con applausi, poi dimenticato

“Crimes of the Future” è stato presentato in concorso a Cannes 2022, accolto da sette minuti di applausi e da un pubblico diviso tra estasi e repulsione. La critica ne ha lodato la visione, ma il grande pubblico si è tenuto a distanza. Al botteghino ha incassato poco più di 4,5 milioni di dollari, un risultato modesto per un’opera da 35 milioni. Ma Cronenberg non cerca numeri: cerca reazioni, inquietudine, domande. Il film ha ottenuto tre candidature ai Saturn Awards (miglior film di fantascienza, colonna sonora di Howard Shore, trucco di Alexandra Anger e Monica Pavez). Su Rotten Tomatoes vanta l’80% di recensioni positive. Eppure, dopo Cannes, il silenzio. Nessuna grande distribuzione, nessun clamore. Solo il passaparola dei cinefili, che lo considerano oggi uno dei film più lucidi e visionari del regista canadese.

Curiosità e ritorni

Cronenberg aveva immaginato “Crimes of the Future” vent’anni fa, ma solo durante la pandemia ha trovato il coraggio di girarlo. Le riprese, tra agosto e ottobre 2021, si sono svolte in Grecia, in ambienti sospesi tra rovina e rinascita. Il titolo riprende quello di un suo film del 1970, ma la storia è nuova, più cupa e filosofica. Un omaggio a se stesso e, insieme, una dichiarazione di poetica. Nel film, la tecnologia non è solo strumento, ma organismo. Le macchine respirano, tremano, quasi soffrono. E gli uomini si adattano a loro. È la visione estrema di Cronenberg: un futuro in cui non esiste più confine tra biologico e artificiale.

Un’eredità che continua su RaiPlay

Oggi “Crimes of the Future” è considerato il punto di partenza di una nuova ondata di cinema “organico”. Ha influenzato opere recenti che esplorano il corpo come linguaggio — da Infinity Pool di Brandon Cronenberg a Titane di Julia Ducournau — e ha riaperto il dibattito su identità, evoluzione e desiderio. Ogni mutazione, nel film, è una forma di resistenza. Ogni ferita, un atto d’amore. Rivederlo oggi su RaiPlay non è solo un’occasione per scoprire un film dimenticato, ma per guardare dentro noi stessi. Cronenberg non mostra il futuro: lo svela. E, come sempre, lo fa attraverso la pelle.

Francesca Niespolo

Francesca Niespolo scrive, parla e intervista per il Network TN dal 2022. Laureata in Scienze della Comunicazione – con specializzazione in radio, cinema e TV – ha un’ossessione conclamata per il mondo dello spettacolo. Che si tratti di musica, serie cult o film che fanno discutere, non si limita a raccontarli: li viviseziona con passione e una buona dose di ironia. Attenta ai dettagli e devota alla narrazione, è la persona giusta se vuoi sapere tutto, ma proprio tutto, su quello che succede nel grande circo dell’intrattenimento. Instagram: https://www.instagram.com/francescaniespolo.it/ TikTok: https://www.tiktok.com/@francesca_niespolo Spreaker: https://www.spreaker.com/podcast/primo-podcast--5100900

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