Rai 1 ha regalato una nuova serata in compagnia di Màkari 4, e il pubblico non ha mancato l’appuntamento. Paesaggi mozzafiato, tradizioni, ironia e cuore: la fiction con Claudio Gioè continua a essere uno dei titoli più amati della stagione televisiva. Ma qualcosa ha lasciato gli spettatori divisi.
La quarta stagione della serie creata da Gaetano Savatteri si è confermata un successo anche nel racconto delle sue emozioni più intime. Saverio Lamanna (Claudio Gioè) affronta nuove indagini ma soprattutto un nodo personale che lo travolge. La distanza con Suleima (Ester Pantano), trasferita a Malta per lavoro, sembra averlo spinto verso nuove fragilità e vecchie tentazioni. Al suo fianco, come sempre, l’inseparabile Peppe Piccionello (Domenico Centamore), anima verace e ironica della serie, e Michela Pacino (Serena Iansiti), tornata a intrecciare il suo destino con quello di Saverio.
Ma la vera novità è Arianna, interpretata da Giovanna Rosace, una giovane ribelle che Saverio scopre essere sua figlia. Un colpo di scena che ha dato nuova linfa alla narrazione, costringendo il protagonista a confrontarsi con una paternità inaspettata e a guardarsi allo specchio come mai prima.
Nell’episodio trasmesso domenica 2 novembre, durante i festeggiamenti del tradizionale Ballo dei Diavoli, una nuova tragedia scuote la comunità di Màkari: Angelora Tomarchio viene trovata morta nella sua abitazione e il principale sospettato diventa il vicequestore Randone (Filippo Luna). Convinto della sua innocenza, Saverio si getta in un’indagine che si intreccia ai suoi turbamenti personali, tra affetti che tornano e verità che bruciano. Insomma, la trama è stata come sempre intrigante. Ma allora cos’è che fa storcere il naso agli spettatori?
Sui social, tra entusiasmo e dispiacere, molti commentano con malinconia: “Bellissimi i paesaggi e i personaggi, ma peccato che la prossima sia già l’ultima”. Un’altra spettatrice scrive invece: “Ma come, già ultima puntata?”. Due frasi semplici – ma ce ne sarebbero molte altre – che raccontano meglio di mille numeri il sentimento collettivo: chi ama Màkari non è ancora pronto a lasciarlo.
Il pubblico è diviso: da un lato chi esalta la scrittura raffinata e il legame unico con la Sicilia, dall’altro chi non riesce a digerire un dettaglio che pesa come un macigno — la brevità della stagione. Solo quattro puntate per raccontare un universo tanto ricco di emozioni, amicizie e misteri: troppo poco, secondo molti spettatori. “Non può già finire”, scrivono in tanti, “questa è la fiction che più rappresenta l’Italia vera”.
In effetti, Màkari non è solo un giallo o una serie d’autore. È una dichiarazione d’amore alla terra, ai dialetti, ai personaggi che vivono tra ironia e malinconia. È il ritratto di un Sud che osserva il mondo con disincanto e poesia. E forse proprio per questo, ogni volta che finisce, lascia un piccolo vuoto. Domenica prossima andranno in onda gli episodi finali. Il pubblico è già in fermento, tra chi teme un addio e chi spera in un Màkari 5. Quel che è certo è che la fiction con Claudio Gioè ha ancora tanto da dire, e la Rai farebbe bene a non lasciarla andare troppo presto.
Màkari 4 si conferma così una delle produzioni più amate, capaci di unire mistero, umanità e leggerezza. E se un piccolo dettaglio divide, forse è solo perché quando qualcosa ci appassiona davvero, non vogliamo che finisca mai.
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