Mentre Luc Besson riporta al cinema la leggenda del conte più romantico e dannato di sempre con “Dracula – L’amore perduto”, su Netflix sta per scomparire un film che, dieci anni fa, aveva già osato la stessa impresa: raccontare l’origine umana del mostro. Un’opera dimenticata, ma capace di intrecciare azione, tragedia e poesia con una potenza visiva che ancora oggi lascia senza fiato: Dracula Untold.
“Dracula Untold”, diretto da Gary Shore nel 2014, è una rilettura coraggiosa della leggenda di Vlad III di Valacchia, l’uomo che la storia ricorda come l’Impalatore. Non è un horror tradizionale, ma un epico racconto di guerra e sacrificio, un viaggio nella coscienza di un eroe che si trasforma per salvare ciò che ama. Il principe Vlad vive un momento di pace fragile. L’Impero Ottomano, guidato dal feroce Mehmed II, pretende mille bambini come tributo per la guerra. Tra quei volti innocenti c’è anche suo figlio, Ingeras. Vlad sa di non poter affrontare l’esercito del sultano, ma rifiuta di piegarsi. In una notte di disperazione, sale sulla montagna proibita e incontra il Maestro Vampiro, un essere antico, condannato all’eternità. Gli offre un patto: potere in cambio di sangue. Tre giorni da dio, o una maledizione per sempre. Da quel momento, il principe si trasforma in leggenda. Vola, lotta, distrugge interi eserciti. Ma più forte della guerra è la sua fame. E quando l’amore per la moglie Mirena incontra la sete di sangue, l’uomo che era muore del tutto. Rimane solo il mito.
Luke Evans regge l’intero film con un’intensità magnetica. Il suo Vlad è un eroe tragico, diviso tra potere e pietà. Accanto a lui Sarah Gadon dona a Mirena grazia e malinconia, mentre Dominic Cooper è un Mehmed II spietato, affascinato dalla paura che provoca. Ma è Charles Dance – il Maestro Vampiro – a lasciare il segno più profondo, con una presenza antica e inquietante. Il film sorprende per la sua fotografia cupa e monumentale, girata tra le montagne dell’Irlanda del Nord, che diventano la nuova Transilvania. Ogni inquadratura è scolpita nella nebbia e nella luce, a metà tra pittura e sogno. Le musiche amplificano l’epica e la tragedia, rendendo l’intera opera una parabola sull’amore che sfida la morte.
Nonostante il suo fascino visivo, “Dracula Untold” divise la critica. Alcuni lo accusarono di essere troppo hollywoodiano, altri lo celebrarono come il film che restituiva umanità al mito. Ai Saturn Awards del 2015 vinse come Miglior film horror e Migliori costumi, e fu candidato per il trucco e la fotografia. Riconoscimenti arrivarono anche ai Golden Trailer Awards e ai Fangoria Chainsaw Awards, segno che il pubblico dei generi lo aveva compreso meglio dei critici.
Con il passare degli anni, il film è diventato un piccolo cult. Chi lo ha riscoperto su Netflix ha riconosciuto la sua bellezza malinconica, il suo modo di fondere storia e leggenda, eroismo e dannazione. È il racconto di un uomo che sceglie il buio per amore, e che paga quella scelta per l’eternità. Un’idea di romanticismo che oggi sembra appartenere a un’altra epoca del cinema. Ora che sta per lasciare la piattaforma, “Dracula Untold” merita un ultimo sguardo. Non per la paura, ma per la sua forza emotiva. In un mondo di supereroi perfetti, Vlad è l’ultimo che sbaglia per amore. E in questo, resta incredibilmente umano. Disponibile su Netflix solo fino al 10 novembre.
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