Nessuno ci ha visti partire: la miniserie Netflix che ti farà abbracciare più forte i tuoi figli
Tra i titoli più visti di ottobre su Netflix, Nessuno ci ha visti partire è una di quelle storie che non si dimenticano. Bastano cinque episodi per restare intrappolati in un vortice di angoscia, amore e coraggio materno. Non è solo una miniserie thriller: è una ferita aperta raccontata con una potenza silenziosa, ambientata in una Città del Messico anni Sessanta dove le donne non avevano voce e la legge non era dalla loro parte. La protagonista, Valeria Goldberg, torna a casa e scopre l’impensabile: suo marito, Leo Saltzman, ha rapito i loro due figli, Tamara e Isaac, e nessuno sembra disposto ad aiutarla. La comunità ebraica la isola, le autorità la ignorano, il mondo le volta le spalle.
Da quel momento, inizia un viaggio disperato e lucido insieme a un ex agente del Mossad, Elias, per ritrovare i bambini e se stessa. Tessa Ia, già nota per Narcos: Mexico, regala una delle interpretazioni più potenti viste negli ultimi mesi. La sua Valeria non è un’eroina perfetta: è una madre stanca, ferita, ma incapace di arrendersi. Ogni episodio scava nel dolore e nella forza femminile con un’intensità quasi documentaria, che rende impossibile restare indifferenti. La serie prende spunto dall’autobiografia di Tamara Trottner, la figlia vera di Valeria, e questo cambia tutto: ogni lacrima, ogni sguardo, ogni silenzio pesa come un fatto reale. Dietro la suspense del thriller si nasconde un grido sociale contro il patriarcato e la violenza istituzionale che per decenni ha messo a tacere le donne.
Nessuno ci ha visti partire si consuma in un weekend (cinque episodi, tra 46 e 52 minuti ciascuno), ma resta nella testa per giorni. L’ambientazione, curata nei dettagli, ci porta dall’America Latina all’Europa fino a Israele, seguendo una madre che non si ferma davanti a nulla. Ogni puntata ha un titolo che da solo racconta una fase emotiva del viaggio: Dove sono i miei bambini?, Papà ci ha mentito, Ciao, Valeria. Già dai titoli si percepisce la progressione da smarrimento a consapevolezza, fino alla rinascita. La miniserie, diretta da Emilie Noblet, si inserisce nel filone dei thriller psicologici e familiari che Netflix sta valorizzando negli ultimi mesi.
Ma a differenza di tanti titoli fotocopia, qui la tensione nasce da qualcosa di autentico: la paura di perdere i propri figli, il peso dell’ingiustizia, il coraggio di una madre che rifiuta di scomparire. Chi ha figli farà fatica a guardarla senza stringerli forte, chi non ne ha penserà ai legami che definiscono la propria vita. Non sorprende che la serie sia diventata virale nel giro di pochi giorni: tocca corde universali, con la semplicità disarmante delle storie vere.
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