Chi lo conosce solo come il fedele Fazio de Il commissario Montalbano resterà spiazzato: in Bastardi a mano armata, ora disponibile su RaiPlay, Peppino Mazzotta cambia pelle e si trasforma in un uomo freddo, spietato, pronto a tutto per sopravvivere. È un film che riporta alla luce il lato più violento del cinema italiano, tra thriller, pulp e noir. Diretto da Gabriele Albanesi, il film è un omaggio viscerale ai poliziotteschi degli anni Settanta. Colpi di pistola, sangue e segreti familiari si intrecciano in una storia che non lascia respiro. È un piccolo cult di nicchia, dimenticato troppo in fretta, ma che oggi merita di essere riscoperto.
La storia si apre con Michele (Peppino Mazzotta), un uomo benestante che vive in uno chalet tra le montagne insieme alla compagna Damiana (Maria Fernanda Cândido) e alla figliastra Fiore (Amanda Campana). L’atmosfera è gelida, sospesa, piena di tensione sottile. Ma l’incubo esplode quando nella casa irrompe Sergio (Marco Bocci), un ex detenuto armato e disperato. Sergio non è lì per caso. Lavora per un uomo d’affari spietato, Caligola (Fortunato Cerlino, indimenticabile boss di Gomorra), deciso a recuperare un vecchio bottino nascosto proprio in quella casa. Da quel momento, il silenzio della montagna si spezza. Urla, sangue, tradimenti. E un segreto che trasforma vittime e carnefici in un unico vortice di vendetta.
Marco Bocci è perfetto nel ruolo dell’ex galeotto: ruvido, animalesco, ma con un’umanità che trapela solo negli ultimi istanti. Fortunato Cerlino domina ogni scena con una presenza magnetica e glaciale. Maria Fernanda Cândido e Amanda Campana incarnano due donne opposte, una segnata dalla paura, l’altra dall’inquietudine della giovinezza. Ma è Peppino Mazzotta a sorprendere più di tutti. Dimenticatelo nei panni dell’ispettore ligio al dovere. Qui Mazzotta è ambiguità pura: un uomo che non esita a sporcarsi le mani, che conosce la violenza, che uccide per non morire. Il suo sguardo – freddo, tagliente, mai moralista – è il cuore del film. In ogni inquadratura, porta addosso la tensione di un passato che ritorna.
Bastardi a mano armata è un film che non chiede il consenso. È sporco, diretto, senza filtri. Albanesi costruisce un thriller teso e sanguinoso, girato tra le montagne laziali, che cita apertamente il cinema di Quentin Tarantino. Nonostante non abbia ottenuto premi importanti, è diventato un titolo di culto tra gli appassionati di cinema di genere.
Perché è un film che non ha paura di sporcare il cinema italiano. Perché mostra Peppino Mazzotta come non l’avete mai visto. E perché, in un’epoca di thriller patinati e politicamente corretti, Bastardi a mano armata riscopre la ferocia del reale, la violenza della sopravvivenza, l’odore acre del sangue. Non troverete eroi, né morale. Solo esseri umani intrappolati nelle proprie menzogne. E in mezzo a tutto questo, un attore che abbandona ogni certezza per guardare in faccia l’abisso. Su RaiPlay, è il momento giusto per (ri)scoprirlo. Perché certi film passano in silenzio, ma restano dentro come una ferita che non si rimargina.
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