Sam Claflin torna in Lazarus, il thriller psicologico più cupo dell’anno: una storia che ti terrà con il fiato sospeso fino all’ultima scena dopo Il Conte di Montecristo.
Sam Claflin torna a sorprendere con un ruolo che lascia il segno. Dopo il successo nel remake de Il Conte di Montecristo su Rai 1, l’attore britannico interpreta un personaggio ancora più tormentato e oscuro nella serie Lazarus, il thriller psicologico e sovrannaturale firmato Harlan Coben e Danny Brocklehurst, disponibile su Prime Video. È una delle serie più discusse del 2025, capace di mescolare tensione, dramma familiare e inquietudine in una storia che affonda nelle zone più oscure della mente umana. Joel “Laz” Lazarus (Sam Claflin) è uno psicologo forense costretto a tornare nella città natale dopo il suicidio del padre, il dottor Jonathan Lazarus (interpretato da Bill Nighy). Quello che sembra un lutto familiare si trasforma presto in un incubo: vecchi ricordi, misteri irrisolti e apparizioni spettrali emergono dal passato.
Ogni visione sembra condurlo verso un segreto che la sua famiglia ha cercato di seppellire per decenni. Al centro della storia, un trauma irrisolto: l’omicidio della sorella Sutton, avvenuto venticinque anni prima. Harlan Coben porta ancora una volta sullo schermo i suoi temi preferiti: colpa, menzogna e ossessione per la verità. Ma in Lazarus aggiunge una dimensione paranormale che rende il racconto più cupo e disturbante. La regia firmata da Wayne Che Yip e Nicole Volavka amplifica la tensione con atmosfere nebbiose, luci fredde e suoni ovattati, perfetti per rappresentare la mente spezzata di Joel.
Nel recente Il Conte di Montecristo, Claflin aveva mostrato il lato più controllato e vendicativo dell’animo umano: l’uomo tradito, determinato a distruggere chi lo aveva ingannato. In Lazarus, invece, affronta un personaggio all’opposto. Joel non cerca vendetta, ma risposte. È un uomo distrutto, perseguitato da incubi e visioni, incapace di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Claflin modula la sua interpretazione su toni di paura, fragilità e compassione, consegnando una performance che molti critici hanno definito “una delle più potenti della sua carriera”.
Ogni episodio alterna momenti di tensione a flashback densi di simbolismi, mentre il confine tra realtà e allucinazione si fa sempre più sottile. Il risultato è una narrazione che tiene incollati allo schermo fino all’ultimo minuto. L’alchimia tra Claflin e Nighy aggiunge profondità emotiva, trasformando Lazarus in un racconto sul perdono e sull’eredità del dolore. Più cupa, più introspettiva e più disturbante di molte serie recenti, Lazarus mostra un Sam Claflin capace di reinventarsi ancora, confermando perché oggi è uno degli attori più rispettati della sua generazione.
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