Presentato come evento speciale alla Mostra del Cinema di Venezia, A voce nuda è uno di quei lavori che non si dimenticano facilmente. Diretto da Mattia Lobosco e interpretato da una sorprendente Ginevra Francesconi accanto a Andrea Delogu, racconta in appena quindici minuti un dramma silenzioso e reale: quello della sextortion, che si verifica quando qualcuno minaccia di mostrare online immagini intime di un’altra persona qualora non faccia ciò che gli viene chiesto.
Una storia che scava a fondo, che tocca il nervo scoperto della nostra epoca digitale, e lo fa con grazia, empatia e una forza visiva sorprendente. In un panorama in cui la velocità brucia tutto, questo piccolo film ha il coraggio di fermarsi, di guardare negli occhi il dolore, e di restituirgli dignità. La protagonista, Camilla (Ginevra Francesconi), è una giovane musicista che trova nella voce il suo modo di esistere. Ma quando si fida della persona sbagliata e condivide delle foto intime, il sogno si trasforma in incubo. Il ricatto, la vergogna, il silenzio. Tutto sembra crollare. Fino a quando, grazie alla sua insegnante di musica Ambra — interpretata da una Andrea Delogu intensa e luminosa — trova la forza di reagire.
Accanto a loro, Luigi Fedele nel ruolo di Pietro e un cameo di Mr. Rain come sé stesso: la musica diventa linguaggio di resistenza e rinascita. Non un semplice espediente narrativo, ma una chiave per dire l’indicibile, per tornare a credere nel proprio valore. Premiato al concorso “La realtà che NON esiste” promosso da Rai Cinema e One More Pictures, il corto ha ricevuto il Rotary Club Treviso Terraglio Award come Miglior Film e il Premio Speciale Polizia Postale per la sua valenza educativa e sociale. Riconoscimenti importanti per un progetto che non punta solo a emozionare, ma anche a sensibilizzare.
A voce nuda non è un semplice film: è una lezione di coraggio. È il tentativo riuscito di trasformare il dolore in consapevolezza, e la paura in una nuova voce. Una voce che non si vergogna, che non tace, che chiede di essere ascoltata. La regia di Mattia Lobosco è essenziale, pulita, quasi documentaria. Non indulge, non spettacolarizza, ma lascia parlare i volti. Ogni dettaglio — una stanza spoglia, un telefono che vibra, una nota che trema nell’aria — diventa parte di una coreografia emotiva potentissima.
In questo, Andrea Delogu è magnetica. Con la sua Ambra riesce a incarnare la figura adulta che molti ragazzi non hanno: quella che ascolta, che non giudica, che indica la via del ritorno a sé stessi. È una prova d’attrice che sorprende per misura e autenticità, lontana anni luce dal tono ironico e brillante che il pubblico di Ballando con le Stelle conosce. Ecco perché “dimenticare Ballando” non è solo un invito ironico, ma un consiglio vero: qui Delogu si spoglia del personaggio televisivo e dà spazio a una sensibilità più profonda, più nuda, più necessaria.
Da Venezia a RaiPlay, A voce nuda ha fatto il giro delle scuole, delle associazioni, dei centri educativi. È diventato strumento di formazione e spazio di riflessione per genitori, insegnanti e adolescenti. Perché il cinema, quando è sincero, può ancora cambiare qualcosa. Il messaggio è semplice ma urgente: nessuno deve sentirsi solo. E questo corto lo dice senza slogan, solo con la forza di una voce che finalmente si alza. Una voce nuda, appunto. Disponibile in streaming gratuito su RaiPlay, è uno di quei titoli da recuperare subito. Quindici minuti che bastano per capire quanto il cinema breve possa essere immenso.
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