La donna della domenica: il ritorno di un capolavoro che racconta un Paese
Ci sono film che non invecchiano. Restano lì, pronti a parlare di nuovo a chi ha occhi curiosi e tempo per ascoltare. La donna della domenica, diretto da Luigi Comencini nel 1975 e tratto dal bestseller di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, è uno di quei titoli che vale la pena salvare, rivedere, tramandare. E oggi si può fare gratis, su RaiPlay, nella sezione dedicata ai cult: un’occasione imperdibile per le nuove generazioni che non l’hanno mai visto, ma anche per chi vuole riscoprire una Torino che non esiste più, elegante e velenosa. Comencini dirige con mano leggera e occhi precisi. Dietro il mistero dell’omicidio dell’architetto Garrone, un uomo detestato e ambiguo, si nasconde un ritratto sociale affilato. È una Torino fredda e raffinata quella che emerge, popolata da nobili annoiati, segreti in salotto e verità dette solo a mezza voce.
Al centro dell’indagine c’è il commissario Santamaria, interpretato da Marcello Mastroianni: ironico, elegante, un investigatore che sembra più interessato a capire le persone che a incastrarle. Al suo fianco, Jacqueline Bisset, nei panni della bellissima e sfuggente Anna Carla Dosio, e Jean-Louis Trintignant, magnetico come sempre. Il risultato è un equilibrio perfetto tra giallo, commedia e ritratto di costume. Non c’è solo un delitto da risolvere, ma un intero mondo da decifrare. Quando nel 1972 uscì il romanzo La donna della domenica, Fruttero e Lucentini avevano già conquistato l’Italia con il loro stile colto e ironico. Trasformarlo in film non era semplice: il rischio era quello di perdere la sottile intelligenza dei dialoghi e la complessità dei personaggi. Comencini ci riuscì.
Con la sceneggiatura scritta insieme agli stessi autori e ad Agenore Incrocci, il regista confeziona un film che mantiene la grazia letteraria del romanzo, aggiungendo ritmo e un’ironia che si fa tagliente. Il pubblico dell’epoca lo premiò con entusiasmo: oltre un miliardo di lire d’incasso nel 1976, una cifra da kolossal per un giallo ambientato tra i salotti torinesi. Ma la vera vittoria fu quella della critica, che lo definì “un film di intelligenza rara”, capace di fondere intrattenimento e osservazione sociale. La donna della domenica è più di un giallo. È un documento del nostro modo di guardare al potere, al denaro, alle apparenze. È il racconto di un’Italia che si credeva moderna ma restava chiusa nei propri rituali di classe. Ed è proprio per questo che oggi, su RaiPlay, il film torna con una forza nuova.
Chi lo guarda per la prima volta, scopre un cinema che non aveva bisogno di effetti, ma di sguardi. Chi lo rivede, si accorge che quella storia di misteri e mondanità parla ancora di noi, delle nostre ipocrisie e dei nostri desideri. Mastroianni tornerà nei panni del commissario Santamaria quasi vent’anni dopo, in una miniserie del 1994. Segno che certi personaggi, e certi film, non smettono di respirare. Perché è gratis, sì. Ma anche perché è un tassello di memoria collettiva, un giallo che non appartiene solo agli amanti del cinema d’autore. La donna della domenica è un film da custodire: racconta la bellezza e la crudeltà di un’Italia che non si può dimenticare. Un film che oggi, grazie a RaiPlay, torna a essere di tutti, proprio come dovrebbe essere ogni grande storia.
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