Màkari, quando la Sicilia ruba la scena: il vero cuore della fiction Rai.
C’è una magia in Màkari che va oltre le trame e i colpi di scena. La serie tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, con Claudio Gioè nei panni del giornalista-detective Saverio Lamanna, non è solo un giallo dal ritmo brillante e dalle sfumature ironiche. È un viaggio dentro la Sicilia più autentica, quella che profuma di mare, vento e terra rossa, dove ogni scena sembra una dichiarazione d’amore a un’isola che non smette mai di incantare. La regia di Michele Soavi sa cogliere la bellezza selvaggia della provincia di Trapani con uno sguardo quasi poetico. Il risultato è un mosaico visivo che rende la Sicilia occidentale non un semplice sfondo, ma una protagonista vera e propria: viva, vibrante, irresistibile.
Tutto comincia da Macari, piccola frazione di San Vito Lo Capo, sospesa tra cielo e mare. È qui che Lamanna si rifugia per scrivere e per ritrovare se stesso. La sua casa, oggi diventata quasi un simbolo per i fan domina il Golfo di Cofano, regalando tramonti che sembrano dipinti. Le calette segrete, le spiagge dorate e il silenzio rotto solo dalle onde raccontano una Sicilia ancora intatta, lontana dagli stereotipi. E poi c’è San Vito Lo Capo, con la sua spiaggia di sabbia chiara e la Cala del Bue Marino, spesso inserita tra le più belle d’Italia. La serie riesce a mostrare questi luoghi senza filtri, catturandone la luce e il ritmo lento, quello che solo chi conosce davvero l’isola può comprendere.
Le scene girate nella Riserva Naturale dello Zingaro sono un inno alla libertà. Sentieri che si snodano tra rocce e macchia mediterranea, calette dove l’acqua diventa cristallo: tutto contribuisce a costruire un’atmosfera sospesa, quasi fuori dal tempo. A pochi chilometri, la Tonnara di Scopello aggiunge il tocco epico. Quei faraglioni che emergono dal mare turchese sono un’icona siciliana, simbolo di un passato fatto di fatica e bellezza. La fiction si spinge fino a Erice, borgo medievale arroccato su una montagna, dove le stradine in pietra e le viste sulla costa sembrano costruite per la macchina da presa. Castellammare del Golfo e Trapani, con i loro porti e vicoli luminosi, aggiungono un tocco urbano, mentre Marsala, con la sua chiesa abbandonata di Santa Maria della Grotta, regala una malinconia dolce e cinematografica.
Màkari mostra un volto diverso dell’isola: meno barocco, più essenziale. Una Sicilia che parla con il paesaggio e con le emozioni, che accompagna i personaggi e li trasforma. È un modo nuovo di raccontarla, dove la geografia diventa narrazione. Non è solo merito del cast eccellente, da Gioè, attore già affermato e stimato a Domenico Centamore, ma del modo in cui la Sicilia si lascia guardare. In fondo, in ogni episodio, la vera indagine è capire quanto di noi resta nei luoghi che amiamo.
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