Fuga di mezzanotte: il film capolavoro che Netflix sta per togliere (e che non puoi permetterti di perdere).
Tra pochi giorni, Fuga di mezzanotte (Midnight Express) sparirà dal catalogo Netflix. Il 31 ottobre sarà l’ultima occasione per vedere uno dei film più premiati, discussi e potenti della storia del cinema moderno. Un’opera che ha segnato un’epoca, ha diviso la critica e ha consacrato il talento di Alan Parker e Oliver Stone, due nomi destinati a lasciare un’impronta incancellabile nella memoria collettiva. Uscito nel 1978, racconta la vera storia di Billy Hayes, un giovane americano arrestato in Turchia per traffico di hashish e condannato a trent’anni di carcere. La sua odissea tra torture, umiliazioni e un disperato desiderio di libertà si trasforma in un viaggio psicologico estremo, dove l’umanità vacilla e la sopravvivenza diventa un atto di ribellione.
A distanza di quasi cinquant’anni, il film conserva la stessa forza di allora. Forse perché parla di temi universali: la paura, l’ingiustizia, il coraggio di non arrendersi. Temi che, nel linguaggio crudo e diretto di Alan Parker, diventano visione e ferita insieme. Quando debuttò, Fuga di mezzanotte fu accolto con un entusiasmo che nessuno si aspettava. Oliver Stone, autore della sceneggiatura tratta dal libro autobiografico di Hayes, vinse il suo primo Premio Oscar, inaugurando una carriera destinata a rivoluzionare il cinema americano. Alan Parker ottenne una nomination come miglior regista, mentre John Hurt commosse il mondo con una delle interpretazioni più dolorose e sincere della sua carriera.
Non bastò: arrivarono 4 Golden Globe, tra cui quello per il miglior film drammatico, e 2 BAFTA per regia e montaggio. In totale, 17 premi e 14 candidature internazionali: un trionfo raro per un film nato con un budget modesto e girato quasi interamente in ambienti claustrofobici. Il pubblico di tutto il mondo rispose con entusiasmo. In America, incassò oltre 35 milioni di dollari, superando ogni previsione. In Europa divenne un cult immediato, anche grazie alla colonna sonora ipnotica di Giorgio Moroder, che contribuì a rendere ogni scena una scarica emotiva.
In Turchia, invece, il film scatenò un’ondata di polemiche. Fu accusato di rappresentare il Paese in modo ingiusto, quasi caricaturale. Ma col tempo, anche quella ferita ha fatto parte del suo mito: Fuga di mezzanotte non è un film neutro, è un pugno nello stomaco. E proprio per questo continua a essere ricordato, studiato, citato. Oggi, mentre Netflix prepara la sua uscita dal catalogo, questa pellicola torna a essere un film necessario. Per chi non lo ha mai visto, è un’occasione unica per scoprire un’opera che ha cambiato la grammatica del cinema carcerario. Per le nuove generazioni, è un viaggio dentro la paura e la libertà. Guardarlo ora significa capire perché la settima arte può ancora far male e guarire allo stesso tempo. Dopo il 31 ottobre, resterà solo nei ricordi e nei cuori di chi lo avrà visto almeno una volta. Non è solo un film da rivedere. È un film da salvare.
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