Appuntamento da non perdere: stasera in tv alle 21:14 su Twentyseven, canale 27, torna un film capace di sciogliere il cuore, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Un classico che profuma di cacao, sogni e meraviglia. Un viaggio tra note musicali e invenzioni impossibili. E una lezione di gentilezza che non invecchia. Parliamo di un musical fantasy del 1971, ispirato al romanzo per ragazzi di Roald Dahl. Un titolo che ha accarezzato generazioni diverse. Ieri come oggi. Lo rivedi e ritrovi un rifugio sicuro. Lo mostri ai più piccoli e vedi i loro occhi brillare. A guidarci c’è Gene Wilder. Il suo sguardo ironico. La sua eleganza spiazzante. Il suo modo unico di stare in scena. Il risultato è un personaggio che ha riscritto l’idea di eccentricità al cinema. Con misura, magia e poesia.
La trama è questa: Charlie Bucket vive la povertà con dignità. Condivide una casa minuscola con la famiglia. Sogna una tavoletta di cioccolato come fosse un tesoro. Un giorno pesca l’inaspettato: un Biglietto d’Oro. La porta segreta si apre. Dentro c’è la mitica fabbrica del signor Wonka. Un mondo di cascate di cacao, caramelle impossibili, stanze che sfidano la logica. Inizia il tour. Ogni bambino svela il suo carattere. Vizi, capricci, impazienza. Gli errori diventano piccoli moniti morali. Charlie resiste. Cade, si rialza, sceglie l’onestà. E scopre la verità: la fabbrica cercava un erede.
Gene Wilder è Willy Wonka. Carismatico. Stravagante. Indimenticabile. Peter Ostrum è Charlie, la purezza che non urla. Jack Albertson è il nonno Joe, complice e compagno d’avventura. Accanto a loro, un coro perfetto: Julie Dawn Cole è Veruca Salt, Denise Nickerson è Violet Beauregarde, Paris Themmen è Mike Teevee, Roy Kinnear è Mr. Salt, Leonard Stone è Mr. Beauregarde, Nora Denney è Mrs. Teevee. Ogni personaggio riflette un vizio. Ogni caduta insegna qualcosa.
Il film ottenne una candidatura agli Oscar per la colonna sonora originale, firmata da Leslie Bricusse e Anthony Newley. La sua vera vittoria, però, è arrivata col tempo. È diventato cult. Un’opera amata più dal pubblico che dalle bacheche dei premi. Nel 2014 è stato selezionato dal National Film Registry della Biblioteca del Congresso. Un sigillo di importanza culturale, un riconoscimento alla sua eredità.
Wilder accettò la parte con una condizione precisa. L’ingresso di Wonka doveva essere teatrale e ambiguo. Bastone, zoppia finta, poi una capriola. Un gesto simbolico. Da quel momento, nessuno avrebbe più saputo se fidarsi davvero del proprietario della fabbrica. Scelta geniale. Ha dato al personaggio un’aura misteriosa e affascinante. Le scenografie sono rimaste nella memoria collettiva. Fiumi di cioccolato, caramelle impossibili, stanze che cantano. Gli Oompa-Loompa hanno acceso un immaginario pop inesauribile. Ogni canzone è una piccola morale in rima e ogni trovata è una carezza all’infanzia. Anche Roald Dahl lavorò alla prima sceneggiatura. Poi arrivarono modifiche pesanti. L’autore non le amò. All’inizio detestò la trasposizione. Col tempo, però, il film ha trovato una vita propria. Il pubblico l’ha adottato. E non l’ha più lasciato.
Perché parla di desiderio e gentilezza senza retorica e perché non predica. Mostra. Canta. Gioca. E colpisce al cuore. Ogni prova dei bambini è una lente sul presente. Consumismo. Capricci. Fame di visibilità. Charlie sceglie altro. Sceglie la gratitudine, la famiglia e l’attesa. Inoltre, il film ha cambiato l’iconografia del fantastico per famiglie. Ha mescolato satira, fiaba e musical con equilibrio raro, ha ispirato citazioni, parodie, omaggi in serie, film e pubblicità e ha aperto la strada a nuovi mondi di zucchero e meraviglia. Nel 2005 è arrivata la versione di Tim Burton. Più gotica. Più bizzarra. Diversa, ma debitrice. Di recente, la mitologia si è allargata con un prequel sull’origin story del cioccolataio. Segno che l’universo di Wonka continua a crescere, senza esaurirsi.
L’eredità di Gene Wilder è stata altrettanto impattante. La sua interpretazione è un riferimento assoluto. Ogni personaggio eccentrico al cinema gli deve qualcosa. I toni. I tempi comici. La malinconia che filtra dal sorriso. Wilder non esagera. Sussurra. E incanta. È questa misura a renderlo eterno. Le canzoni, poi, sono un secondo narratore. Scandiscono i capitoli. Fissano i temi. Ti restano in testa. E ti riportano lì, in quella fabbrica che sembra un sogno a occhi aperti. Anche qui il film è stato pioniere. Ha usato la musica come bussola morale. Con leggerezza e con intelligenza.
Stasera in tv, dunque, conviene tornare bambini. Aprire la porta della fabbrica. Lasciarsi sorprendere da un cinema che crede nella fantasia. E che ricorda una verità semplice. La bontà è un dono prezioso. Più del cioccolato e più della fama. È il vero biglietto d’oro. Appuntamento su Twentyseven, canale 27, alle 21:14. Popcorn pronti. Cuore aperto. E via, verso un classico che continua a brillare.
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