Ci sono film che ti fanno ridere e poi ci sono film che, tra una risata e l’altra, ti cambiano dentro: “Una settimana da Dio” – stasera in tv – è uno di questi. Alle 21:14 su Twenty-Seven (canale 27) torna la commedia più amata di Jim Carrey, quella che ha saputo unire l’ironia più esplosiva alla spiritualità più disarmante. Uscito nel 2003, diretto da Tom Shadyac, il film è una parabola travestita da commedia, un viaggio tra potere e umanità, con un cast stellare: Morgan Freeman nei panni di Dio, Jennifer Aniston come la fidanzata Grace e Steve Carell nel ruolo del rivale Evan Baxter. Un gruppo di talenti che ha riscritto il modo di raccontare la fede sul grande schermo.
La trama è ormai entrata nell’immaginario collettivo. Bruce Nolan (Jim Carrey) è un reporter di Buffalo, ambizioso e sempre scontento. Accusa il destino, la sfortuna, perfino Dio. Finché Dio stesso – con il volto rassicurante di Morgan Freeman – non decide di dargli una lezione indimenticabile: una settimana con i suoi poteri. Da lì parte una giostra irresistibile di miracoli improvvisati, egoismi, sogni che si realizzano e disastri cosmici. Perché, come scoprirà Bruce, essere onnipotenti non significa essere felici. Significa imparare la responsabilità, la compassione e l’amore autentico.
A rendere tutto indimenticabile è il perfetto equilibrio tra comicità esplosiva e messaggio universale. Carrey alterna mimica irresistibile e dolcezza malinconica, mentre la Aniston incarna la grazia e la fede di chi crede ancora nella bontà, anche quando tutto sembra perduto.
Una settimana da Dio incassò quasi 484 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando uno dei più grandi successi della carriera di Jim Carrey. Fu bandito in Egitto e vietato ai minori in Malesia, proprio per la rappresentazione “umana” del divino. Ma nel resto del pianeta divenne un fenomeno popolare: un film che faceva ridere e pensare, allo stesso tempo.
Vinse numerosi premi tra cui Kids’ Choice Awards (miglior attore a Carrey), Image Awards per Morgan Freeman e riconoscimenti musicali per la colonna sonora che include la celebre “I’m With You” di Avril Lavigne. La scena del “numero di telefono di Dio”, realmente esistente, scatenò telefonate vere a ignari cittadini: un piccolo caos celestiale che divenne leggenda.
Il film aprì la strada a un nuovo modo di fare commedia: spirituale, ironica e profondamente umana. Diede vita a uno spin-off, “Un’impresa da Dio”, con Steve Carell protagonista, e a un progetto mai realizzato, “Brucifer”, in cui Bruce avrebbe avuto i poteri di Satana. Hollywood lo ricorda ancora come un caso raro: un film capace di unire la risata più pura e la riflessione più sincera. A distanza di vent’anni, il messaggio rimane intatto: nessun potere è più grande della gentilezza. E nessun miracolo vale quanto l’amore di chi ci resta accanto. Stasera in tv, riscoprire Jim Carrey che gioca a fare Dio è più che un divertimento: è una piccola preghiera laica sull’imperfezione umana. E, tra un sorriso e una lacrima, ricorda che a volte basta un gesto buono per cambiare il mondo.
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