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Vinse il Nastro d’Argento, scosse coscienze: stasera in tv capolavoro che commosse e indignò, tratto da una tragedia vera

Stasera in tv, nel giorno del 9 ottobre, anniversario del disastro del Vajont, Rai Movie propone alle 21:10 un film che non si dimentica: “Vajont – La diga del disonore”, diretto da Renzo Martinelli. Un’opera che riapre una ferita collettiva e restituisce dignità alla memoria. Un film che non racconta solo una tragedia, ma un fallimento umano, politico e morale.

Era il 1963. In una valle friulana incastonata tra le montagne, il sogno dell’energia e del progresso si trasformò in incubo. La diga del Vajont, la più alta del mondo all’epoca, divenne il simbolo di una corsa cieca verso il potere e l’avidità. Quella notte, il monte Toc franò nel bacino artificiale. Un’onda gigantesca superò la diga e cancellò Longarone in pochi secondi. Morirono oltre duemila persone. L’Italia intera si svegliò in un silenzio spettrale.

Vajont – La diga del disonore: cast, premi e curiosità

Il film di Martinelli riporta tutto questo con una precisione drammatica. Ma non si limita ai fatti. Entra nei cuori, nelle coscienze, nei dubbi. Parla di chi sapeva e tacque. Di chi urlò e non fu ascoltato. Tra loro, la giornalista Tina Merlin, interpretata da una straordinaria Laura Morante, che per anni denunciò l’instabilità del monte e i rischi della diga, senza essere creduta.

Accanto a lei, un cast eccezionale. Michel Serrault dà volto all’ingegnere Carlo Semenza, l’uomo che progettò la diga e pagò il prezzo più alto tra i responsabili morali del disastro. Daniel Auteuil è Alberico Biadene, dirigente della SADE, simbolo di un potere cieco e arrogante. Leo Gullotta, premiato con il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista, interpreta l’ingegnere Mario Pancini, diviso tra la scienza e la coscienza. E poi Jorge Perugorría nel ruolo di Olmo Montaner, Anita Caprioli come Ancilla, Philippe Leroy nei panni di Giorgio dal Piaz. Tutti parte di un affresco umano potente e lacerante.

Girato tra Belluno, Venezia, Pordenone e gli studi di Cinecittà, Vajont fu uno dei primi film italiani a usare grandi effetti speciali digitali per raccontare una storia vera. Con oltre 3,2 milioni di euro al botteghino e candidature ai David di Donatello per la scenografia e ancora una volta per l’interpretazione di Gullotta, l’opera divenne subito un caso. Una riflessione civile e visiva insieme. Una ferita che il cinema osò riaprire per ricordare.

Vajont – La diga del disonore, stasera in tv

La forza della memoria e l’eredità del Vajont stasera in tv

“Vajont – La diga del disonore” non è solo un film sul passato. È una domanda lanciata al presente. Cosa abbiamo imparato? Quanto vale una vita rispetto a un profitto? Martinelli costruisce un racconto corale che attraversa i decenni, denunciando le responsabilità di un Paese spesso pronto a dimenticare. Ogni inquadratura è un atto d’accusa. Ogni silenzio è una preghiera.

Il film ottenne anche il Premio David Scuola e fu distribuito in Francia nel 2002, dove colpì per la sua forza civile. Le immagini della diga, dell’acqua che si innalza, delle voci che si spengono nella notte, restano impresse nella memoria. Non solo per il loro impatto visivo, ma per ciò che rappresentano: l’arroganza umana di fronte alla natura e il dolore di chi non ebbe giustizia.

Negli anni successivi, Vajont ispirò altri film, documentari e serie dedicate ai disastri italiani e alle responsabilità collettive. È un punto di svolta del cinema civile, quello che unisce denuncia e sentimento, verità e empatia. Lo stesso spirito che ha animato opere come Il giovane favoloso o Il traditore, dove la storia diventa specchio dell’anima di un Paese.

Nel 2024, Renzo Martinelli ha annunciato un seguito, “L’uomo che scalava le dighe”, dedicato a Vincenzo Teza, uno dei sopravvissuti di Longarone. Segno che la memoria non si ferma. Che il Vajont continua a parlare, a insegnare, a chiedere ascolto. Stasera in tv non vedremo solo un film. Vedremo una parte di noi. Una storia che commosse e indignò. Un grido di coscienza che, sessant’anni dopo, non smette di risuonare.

Francesca Niespolo

Francesca Niespolo scrive, parla e intervista per il Network TN dal 2022. Laureata in Scienze della Comunicazione – con specializzazione in radio, cinema e TV – ha un’ossessione conclamata per il mondo dello spettacolo. Che si tratti di musica, serie cult o film che fanno discutere, non si limita a raccontarli: li viviseziona con passione e una buona dose di ironia. Attenta ai dettagli e devota alla narrazione, è la persona giusta se vuoi sapere tutto, ma proprio tutto, su quello che succede nel grande circo dell’intrattenimento. Instagram: https://www.instagram.com/francescaniespolo.it/ TikTok: https://www.tiktok.com/@francesca_niespolo Spreaker: https://www.spreaker.com/podcast/primo-podcast--5100900

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