Caramelo: il film Netflix che sta commuovendo tutti, anche più di Hachiko.
Ci sono film che non gridano per farsi notare, ma sussurrano al cuore. Caramelo, arrivato su Netflix da pochi giorni e già secondo tra i più visti oggi, è uno di questi. Un film brasiliano che non punta al colpo di scena, ma alla verità dei sentimenti. Diretto da Diego Freitas, già autore di Depois do Universo, racconta un viaggio di rinascita che ha la delicatezza di una carezza e la potenza di una ferita che guarisce lentamente. Al centro c’è Pedro (interpretato da Rafael Vitti), uno chef di talento che sembra avere tutto: ambizione, successo, riconoscimento. Fino a quando una diagnosi improvvisa lo costringe a fermarsi. Il film non specifica la malattia, e proprio questa scelta rende la storia universale.
Non importa quale sia la causa: conta ciò che arriva dopo, quel momento in cui la vita ti chiede di rallentare e ricominciare. Ed è in quel tempo sospeso che arriva Amendoim, un cane randagio dal pelo color caramello. Il loro incontro è puro cinema dell’anima: nessun artificio, solo uno sguardo e una scodinzolata che cambiano tutto. Tra i due nasce un legame che riempie i silenzi e cura le crepe invisibili. Accanto a Pedro ci sono Bianca (Arianne Botelho), la dolcezza di chi sa ascoltare, e Dona Lúcia (Kelzy Ecard), una madre che impara a dire “ti voglio bene” senza pronunciarlo. Tutti ruotano intorno a quel cane che, come un piccolo miracolo, riporta calore e senso dove prima c’era solo paura.
La fotografia calda di Freitas illumina Rio de Janeiro come non l’avevamo mai vista: non quella dei tramonti da cartolina, ma quella degli angoli semplici, dei mercati e delle cucine di quartiere. La colonna sonora è sottile, mai invadente, come un respiro che accompagna la storia senza rubarle spazio. E poi c’è la cucina. Nei piatti di Pedro non c’è più la ricerca della perfezione, ma la volontà di donare. Il cibo diventa linguaggio d’amore, gesto politico e atto di gratitudine verso la vita. In una delle scene più toccanti, Pedro cucina per un gruppo di bambini e Amendoim lo guarda come se sapesse che quel momento racchiude tutto: il dolore, la speranza, la seconda possibilità.
Caramelo non vuole far piangere a tutti i costi, ma ci riesce lo stesso. È un film che ti rimane addosso, con la sua dolcezza non zuccherata e il suo modo onesto di parlare di perdita e rinascita. Non c’è spettacolo, c’è empatia. E forse è proprio per questo che sta conquistando milioni di spettatori su Netflix, battendo film ben più pubblicizzati. Alla fine resta un pensiero semplice: a volte, per ritrovarti, basta l’affetto di chi non parla la tua lingua, ma capisce la tua anima.
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