Zero effetti speciali, ma è il più visto su RaiPlay: la rivincita di un “piccolo” film d’autore che omaggia l’Italia vera

Roma Blues: la piccola rivelazione italiana che sta battendo tutti su RaiPlay.

C’è un piccolo film italiano che, senza effetti speciali né grandi star internazionali, ha scalato in silenzio la classifica di RaiPlay fino al primo posto assoluto. Si chiama Roma Blues, è diretto da Gianluca Manzetti e sta sorprendendo tutti, pubblico e critica con una forza rara: quella della sincerità. Mentre i kolossal americani faticano a trattenere l’attenzione degli spettatori online, questo noir urbano girato con pochi mezzi ma con idee chiarissime ha trovato la sua rivincita proprio sul terreno più difficile: quello dello streaming, dove la concorrenza è spietata e i titoli si perdono in un mare di algoritmi. Ambientato in una Roma calda, sporca, viva, tra cassonetti traboccanti e monopattini abbandonati, il film segue la storia di Al (interpretato da Francesco Gheghi), giovane musicista disilluso la cui band è appena naufragata. La sua routine si spezza quando trova per caso un cellulare contenente un video scioccante: la prova di un omicidio.

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Una scena da Roma Blues su RaiPlay

Da quel momento, il ragazzo decide di indagare per conto suo, trasformandosi in un detective improvvisato. Accanto a lui c’è Betty (Mikaela Neaze Silva), conosciuta online, più attratta dal mistero che dall’amore. Tra i due si crea un legame fragile e disordinato, come la città che li circonda. Manzetti riesce a unire thriller, formazione e ritratto urbano in una formula personale, dove la tensione del noir convive con la malinconia di chi cerca un senso nella propria vita. Non ci sono eroi, né cattivi da manuale: solo persone che arrancano, cercando un po’ di luce tra i vicoli.

L’effetto sorpresa su RaiPlay: perché tutti stanno guardando Roma Blues

La cosa sorprendente è che Roma Blues non nasce per “piacere a tutti”. È un film indipendente. Ritmo intimo e fotografia nervosa, ma forse è proprio questo a renderlo irresistibile nel panorama affollato delle piattaforme. Mentre i blockbuster inseguono la perfezione visiva, qui si racconta l’imperfezione del reale, e lo fa con una Roma che raramente si vede al cinema: non quella da cartolina, ma quella dei sogni infranti, dei locali chiusi tardi, dei ragazzi che inseguono la musica invece del successo. Il pubblico lo ha percepito subito: nei commenti sui social si parla di “un film che resta addosso”, di “una storia piccola ma vera”, e persino di una “ventata di cinema d’autore dentro RaiPlay”. Presentato al Torino Film Festival 2023, era passato quasi inosservato, ma il passaparola digitale ha fatto il resto.

Ora si trova davanti a produzioni come Oppenheimer e Dune, titoli milionari che sulla carta dovrebbero dominare ogni classifica. La verità è che la forza del cinema indipendente sta tornando, e Roma Blues ne è la prova: un’opera che parla la lingua dei giovani, che fotografa il presente e che non ha paura di sporcarsi le mani. Dietro le atmosfere noir e i toni malinconici, Manzetti costruisce un racconto su identità, disillusione e coraggio, temi che risuonano forti in una generazione abituata a vivere tra precarietà e sogni in stand-by. Chi si aspetta un thriller d’azione resterà sorpreso. Si tratta di più di un viaggio nella mente e nei sentimenti. Un’indagine sulla perdita e sull’urgenza di trovare un posto nel mondo. È cinema d’autore nel senso più puro, ma con un ritmo che non annoia mai. Forse è proprio questo il suo segreto. In un’epoca di prodotti iperconfezionati, la verità emoziona più degli effetti speciali.

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