rankenstein di Guillermo Del Toro ha acceso il web: il nuovo trailer, pubblicato il 1 ottobre 2025 da Netflix, ha raccolto in poche ore decine di migliaia di visualizzazioni su YouTube (circa 30 mila al momento della scrittura) e numeri ancora più alti su X e Instagram. Il motivo è semplice: estetica gotica ricercata, atmosfera da brivido, emozione pura.
Data da segnare: 7 novembre. È il giorno in cui il film arriverà su Netflix dopo un passaggio selezionato in sala. L’hype è reale. E, a giudicare dalle prime immagini, Frankenstein sembra il titolo-evento dell’autunno, più chiacchierato di molte uscite già annunciate. Del Toro torna sul terreno che ama: il fantastico che parla di noi. Il romanzo di Mary Shelley diventa cinema autoriale, ma accessibile. Visione, cuore, terrore. E un cast che buca lo schermo: Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth, Christoph Waltz. Nomi che il pubblico riconosce e ama. Il trailer conferma l’intenzione: non solo horror. È una storia di solitudine, rifiuto, amore negato. La Creatura non è un “mostro”, ma un essere che impara a sentire e a soffrire. Inquadrature scolpite nella nebbia, interni cupi, dettagli artigianali. Ogni immagine è un pezzo di mondo.
Victor Frankenstein sfida i limiti della vita. Rianima la materia morta. Dà forma a un essere cosciente. Poi scappa. La Creatura affronta il mondo da sola. Cerca affetto. Trova paura. E reagisce. Nel trailer si intravede il laboratorio steampunk, la scintilla che accende la creazione, la fuga nel buio tra campagne nebbiose e borghi pietrosi. Oscar Isaac è un Victor magnetico e tormentato. Alterna genio e abisso. Jacob Elordi dà alla Creatura fisicità imponente e uno sguardo vulnerabile. Mia Goth è Elizabeth, divisa tra amore e paura. Christoph Waltz incarna l’ombra del potere. Nel mosaico compaiono anche David Bradley, Christian Convery, Felix Kammerer, Lars Mikkelsen e Charles Dance.
L’ambientazione mitteleuropea è costruita al millimetro: rovine gotiche, boschi contorti, strade lucide di pioggia. La Creatura non ricalca icone del passato: è “cucita” con delicatezza artigianale, occhi espressivi, mani tremanti. La musica alterna silenzi e pulsazioni orchestrali. Ogni battito taglia sul montaggio. Ogni respiro pesa. È la firma emotiva che accompagna la furia e la tenerezza della Creatura.
Siamo di fronte a un classico irripetibile riletto da un autore Premio Oscar. C’è un cast globale. C’è una data vicina. E soprattutto c’è un trailer condivisibile: immagini forti, tema universale, durata perfetta per social e mobile. Risultato: boom di visualizzazioni e condivisioni a catena. Il pubblico lo percepisce come “più atteso di” altri titoli Netflix amatissimi. Non perché li sostituisca, ma perché promette qualcosa di diverso: paura con cuore, mostri che somigliano a noi, una messinscena che profuma di Venezia e grande cinema europeo. Del Toro sembra aver costruito un film che vive oltre il genere. Un’esperienza estetica e sentimentale. Se il trailer è un patto con lo spettatore, qui il patto è chiaro: ti farò tremare, ma anche commuovere.
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