Luca Zingaretti in Il branco: quando l’attore si allontana da Montalbano.
Il branco, disponibile su Prime Video, è uno dei film italiani più intensi e controversi degli anni Novanta. Diretto da Marco Risi nel 1994, affronta senza filtri una vicenda di cronaca nera realmente accaduta nel Lazio negli anni Ottanta. La pellicola non si limita a raccontare i fatti, ma li analizza con uno sguardo duro e senza sconti, restituendo un quadro inquietante del degrado sociale e morale di una generazione senza punti di riferimento. In questo contesto spicca la presenza di Luca Zingaretti, che interpreta Ottorino, uno dei membri del gruppo responsabile della violenza. È una prova d’attore che lascia il segno e che, soprattutto oggi, colpisce per quanto distante sia dal personaggio che ha reso l’attore celebre e amatissimo dal pubblico televisivo: il commissario Salvo Montalbano.
Il ruolo di Ottorino mette in luce la parte più oscura della bravura di Zingaretti. Il suo personaggio non conosce empatia, non cerca giustificazioni, non ha conflitti morali. È freddo, cinico, totalmente immerso in una spirale di brutalità. L’attore restituisce con precisione glaciale la spietatezza del branco, diventando il volto di una violenza priva di limiti. Zingaretti riesce a rendere credibile la trasformazione di un ragazzo apparentemente comune in un carnefice, sottolineando il potere corruttivo del gruppo e la perdita di qualsiasi individualità. La sua recitazione è asciutta, tagliente, e contribuisce a rendere la pellicola un pugno nello stomaco.
Confrontare Ottorino con Montalbano è inevitabile. Da una parte c’è un uomo senza scrupoli, incarnazione di un vuoto morale assoluto; dall’altra c’è l’investigatore creato da Andrea Camilleri, simbolo di giustizia, ironia e umanità. Montalbano si batte per i deboli e odia i soprusi, mentre Ottorino diventa esso stesso il sopruso. Questa distanza tra i due ruoli mette in risalto la versatilità di Zingaretti, capace di passare dal volto più amato della fiction italiana a quello più disturbante del cinema di denuncia. Per il pubblico abituato a identificare l’attore con il commissario, rivederlo in Il branco significa scoprire un lato diverso e inquietante della sua carriera. All’uscita, nel 1994, Il branco divise pubblico e critica. Il realismo crudo e diretto con cui veniva mostrata la violenza scatenò dibattiti e polemiche, ma confermò la volontà di Marco Risi di affrontare temi sociali scomodi senza compromessi.
La prova di Zingaretti ricevette attenzione particolare: non era comune vedere un giovane attore italiano interpretare un personaggio così disturbante con una credibilità tanto incisiva. Riscoprire oggi questo film su Prime Video significa osservare un momento fondamentale della carriera di Zingaretti. Prima di diventare il volto rassicurante della Rai, l’attore aveva già dimostrato il coraggio di calarsi nei panni di figure complesse e respingenti. È questa scelta di ruoli scomodi che testimonia la sua capacità di andare oltre la comfort zone, accettando di sporcarsi le mani con l’interpretazione di personaggi duri da sopportare. Zingaretti, con Il branco, consegna al pubblico un ritratto disturbante e memorabile, completamente opposto a quello di Montalbano. Ed è proprio in questo contrasto che emerge la grandezza di un attore in grado di restare credibile sia come difensore della legge sia come volto della sua negazione più brutale.
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